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In primo piano, Vita Diocesana

Conclusa l’E…state in parrocchia della comunità di San Francesco di Paola

E…state in parrocchia: un viaggio tra sogni, fede e amicizia che ci resta dentro Si sa che l’estate è quel periodo dell’anno tanto atteso da tutti: non c’è scuola, si resta svegli fino a tardi con gli amici, si passano le giornate a mare… insomma, ogni estate ha il suo profumo, la sua luce, il suo ritmo. E per la nostra parrocchia, l’estate ha anche un suono inconfondibile: quello delle risate dei bambini, dei passi degli animatori che corrono al mattino, delle canzoni che riempiono l’aria e creano l’atmosfera giusta per iniziare le nostre giornate. È così che ha preso vita anche quest’anno la nostra indimenticabile settimana di Grest: una vera e propria avventura del cuore, che ha coinvolto bambini, ragazzi e animatori in un’esperienza intensa, educativa e carica di emozioni. Dopo le Olimpiadi, che avevano già acceso l’entusiasmo e la voglia di condividere, siamo ripartiti con energia e passione. Gli animatori, anche se reduci da qualche giornata al mare e meritato riposo, hanno continuato a pensare ai bambini, preparando tutto nei minimi dettagli. Ogni cosa è stata curata con amore, affinché i ragazzi potessero vivere una settimana piena di significato e, al tempo stesso, ricca di divertimento. Il viaggio di “Up” e il viaggio dei nostri cuori Il tema di quest’anno è stato ispirato al film “Up”, un grande film che nasconde insegnamenti profondi e delicati. Tra i personaggi vi sono Carl un vecchio un po’ burbero con tutti tranne che con la cara moglie Ellie; Russel, un bambino curioso e intraprendente, membro degli scout che vuole aiutare il signor Carl nell’intraprendere il suo viaggio in memoria della moglie; Dug e Kevin, simpatici amici animali che si uniranno in questo cammino. Questa storia sembra essere molto familiare, perché, in realtà, parliamo del viaggio che i bambini vivono con noi e noi con loro. Russel, il piccolo esploratore curioso e generoso, è diventato il simbolo di ogni bambino che si affida all’altro con spontaneità e desiderio di crescita interiore, Carl, invece, rappresenta ciascun animatore, a volte stanco o chiuso in sé, ma pronto a riaprirsi alla vita grazie all’energia travolgente dei bambini. Ed è proprio così che ogni giorno ha preso forma. Un cammino interiore ed esteriore, costruito con riflessioni mattutine, attività creative, momenti di preghiera, merende condivise e giochi scatenati. Giorno 1 – I sogni: il nostro primo dono Il Grest si è aperto con un tema fondamentale: i sogni. Ogni bambino è stato invitato a riconoscere il proprio sogno, a condividerlo senza timore, e a scriverlo su un cuoricino di carta. Quei cuori, appesi su un grande albero, sono diventati la rappresentazione viva dei desideri di ciascuno. Non sogni “grandi” agli occhi del mondo, ma sogni veri, personali, sentiti, a volte teneri, a volte profondi. Dio è colui che ci mette nel cuore queste speranze, ed è anche colui che ci accompagna nel realizzarle, passo dopo passo, spesso attraverso le persone che ci affiancano: amici, genitori, animatori. Il viaggio verso la realizzazione dei sogni può essere difficile, ma mai impossibile se camminiamo insieme. Giorno 2 – La bellezza interiore e la gratitudine Nel secondo giorno, i riflettori si sono accesi sulla bellezza “che non si vede” e sulla gratitudine. I bambini hanno condiviso per cosa si sentono grati: per la famiglia, per gli amici, per le sorelle, i fratelli… Riconoscere i doni ricevuti significa scoprire la presenza di Dio nella nostra vita, nei piccoli gesti quotidiani. In questo momento di riflessione non è mancato un pensiero per i tanti bambini nel mondo che vivono in povertà o sotto le bombe. Non possiamo forse comprendere fino in fondo, ma conoscere è necessario: da lì nasce l’empatia e la voglia di pregare per chi ha meno di noi. È stato un momento toccante, in cui la fede e la coscienza si sono intrecciate, e i bambini, pur piccoli, hanno dimostrato una grande profondità d’animo. Giorno 3 – L’incontro con l’altro La terza giornata ha affrontato il valore dell’incontro: l’incontro con l’altro, ma anche quello con sé stessi e con Dio. I bambini hanno realizzato un braccialetto con la carta, scrivendo sopra una parola che sentivano vicina al loro cammino personale: felicità, amore, fiducia, entusiasmo, sicurezza. Ogni braccialetto è diventato un piccolo segno di identità e speranza, un “amuleto” spirituale da portare con sé. Il momento più atteso del pomeriggio? I giochi d’acqua! Gavettoni, dodgeball, baseball acquatico… uno tsunami di risate, spruzzi e allegria. Certo, gonfiare tutti quei palloncini non è stato facile, ma la fatica sparisce quando si vedono quei sorrisi felici che ripagano ogni sforzo. E così, ancora una volta, la gioia dei bambini diventa la forza degli animatori. Giorno 4 – L’apparenza e la verità del cuore Il penultimo giorno ha toccato una tematica delicata e attualissima: l’apparenza. Spesso ciò che vediamo non corrisponde alla realtà; persone o situazioni possono deluderci. Ma da ogni delusione si può imparare. Ai ragazzi è stato insegnato a non arrendersi, a non chiudersi in se stessi, ma a guardare ogni ostacolo come una possibilità di crescita. Dio non ci abbandona mai: cammina accanto a noi, anche quando ci sentiamo ingannati o delusi. A rendere il tutto più speciale, c’è stata la caccia al tesoro, attesa da tutti: bambini, animatori, persino i più timidi. Un’esperienza che unisce, crea collaborazione, accende il desiderio di superare insieme ogni prova. E tra indovinelli, tappe nascoste e tanto movimento, si è rafforzato lo spirito di squadra. Anche le merende offerte – dai panini generosi di Crudo&Cioccolato alle donazioni delle animatrici – hanno testimoniato la bellezza di una comunità che condivide e si prende cura. Giorno 5 – Una fine che è solo l’inizio L’ultimo giorno è arrivato in punta di piedi, con il suo carico di emozioni. Si respirava un’aria diversa: più dolce, e anche più malinconica. Ultimi balli, ultimi abbracci, ultime attività. Ma nessun addio, perché le vere esperienze non finiscono mai: si trasformano, si conservano nel cuore e germogliano nel tempo. Essere animatori non significa solo “animare”. Significa esserci, nelle risate come nei momenti

In primo piano, Mons. Vittorio Moietta, Vita Diocesana

Causa Beatificazione mons. Moietta; Dicastero Cause Santi nomina relatore

Prosegue il cammino verso la causa di beatificazione del Servo di Dio, monsignor Vittorio Moietta. Dopo il Decreto con cui, nei mesi scorsi, è stata dichiarata la validità giuridica dell’Inchiesta diocesana, nei giorni scorsi, il Dicastero delle Cause dei Santi ha comunicato che il Congresso Ordinario ha proceduto alla nomina del Relatore al quale viene affidata la Causa del Servo di Dio Vittorio Moietta. Compito del relatore sarà quello di seguire le varie fasi della stesura della Positio supportando il postulatore, don Marco Mastroianni, nella stesura della stessa all’interno della quale sarà raccolta in modo organico tutta la documentazione prodotta nella cosiddetta fase diocesana per dimostrare che il Servo di Dio ha vissuto in maniera eroica le virtù. Il relatore, inoltre, analizzerà le prove raccolte, verificandone la fondatezza e la coerenza con le indicazioni della Chiesa, fornendo, al termine di questa fase, il suo parere al Dicastero delle Cause dei Santi.   Saveria Maria Gigliotti The post Causa Beatificazione mons. Moietta; Dicastero Cause Santi nomina relatore first appeared on Lamezia Nuova.

Caritas

Bambini ucraini ospiti della Caritas in udienza dal Papa

C’erano anche i bambini ucraini ospiti della Caritas diocesana di Lamezia Terme giovedì mattina all’udienza con Papa Leone XIV. Accompagnati dal direttore, don Fabio Stanizzo, e da alcuni operatori, i piccoli, il secondo giorno del loro arrivo sono partiti alla volta di Roma per incontrare il Pontefice nella sala Paolo VI dove c’erano, oltre a loro coetanei ospiti di altre Diocesi, anche i protagonisti dell’iniziativa “Estate ragazzi in Vaticano”. Un evento festoso che ha messo i ragazzi a diretto contatto con il Pontefice, col quale hanno potuto dialogare, a cui hanno posto domande e di cui hanno ascoltato le parole. Ha raccontato della sua infanzia, ha parlato di diversità e accoglienza e, pensando alla situazione che hanno lasciato nel loro Paese i piccoli ucraini, ha sottolineato che “è importante rispettarci, non fermarsi alle differenze, ma costruire ponti, amicizia, tutti possiamo essere amici, fratelli, sorelle”. “Per questi nostri piccoli ospiti – racconta don Fabio Stanizzo – è stata una esperienza indimenticabile -. In noi c’era un po’ di preoccupazione, considerato che erano giunti a Lamezia il giorno prima, ma loro hanno accolto questa proposta, che ci è giunta da Caritas italiana, con molto entusiasmo. Cinque di loro hanno portato un dono al Papa e lo hanno salutato a nome dell’intero gruppo. Durante l’incontro, il Papa, che ci ha parato di inclusione, ha ringraziato noi sacerdoti, i volontari e gli operatori della Caritas per il lavoro che stiamo facendo, esortandoci ad andare avanti con perseveranza e gioia”. A un ragazzino che chiedeva “che cosa possiamo fare noi bambini di fronte alla guerra”, il Papa ha risposto: “Anche da piccoli, tutti possiamo imparare a essere costruttori di pace e di amicizia. Non entrare in guerra, in battaglia, mai promuovere l’odio”. “Gesù ci chiama a imparare a essere tutti amici, tutti fratelli e sorelle”. “Già da piccoli possiamo imparare a essere costruttori di ponti, cercare l’opportunità per aiutare l’altro. Essere promotori di pace, di amicizia, d’amore, soprattutto”. È più bello insieme è un’intuizione nata nella Chiesa italiana nel 2022, pochi mesi dopo l’inizio del conflitto che ha coinvolto l’Ucraina, ed è divenuta negli anni un gesto concreto di vicinanza che coinvolge diocesi, parrocchie, famiglie, scuole e oratori del nostro Paese. Fin dall’inizio si è potuto contare su una ricca rete di collaborazioni: la Caritas Ukraine e la Caritas Spes (le due Caritas nazionali ucraine), insieme all’Ambasciata d’Ucraina presso la Santa Sede e alla Nunziatura apostolica in Ucraina. In Italia, sono tante le Chiese diocesane, le realtà ecclesiali e civili che uniscono le forze. Quest’anno partecipano dieci diocesi, da Nord a Sud, coordinate da Caritas Italiana, con la collaborazione preziosa delle ACLI. Anche alcune famiglie, individuate e coinvolte dall’Ufficio nazionale per la Pastorale della famiglia della Conferenza Episcopale Italiana, si sono rese disponibili ad accogliere alcuni tra bambini e ragazzi nelle proprie case. Una rete di carità che coinvolge l’intera comunità e consente di accogliere, quest’anno, circa 550 ospiti provenienti dall’Ucraina. I primi gruppi, oltre che nella Diocesi di Lamezi Terme, sono già arrivati in questi giorni nelle Marche (Jesi e Ascoli Piceno-San Benedetto del Tronto), in Calabria (Lamezia Terme e Locri) e in Campania (Aversa, Teggiano-Policastro). A questi, nei prossini giorni, si aggiungeranno i ragazzi accolti dalle diocesi di Como, Ferrara e Capua. “In queste settimane – dice don Marco Pagniello, direttore di Caritas Italiana – l’esperienza dell’accoglienza diventa un’occasione di fraternità autentica. È uno scambio di doni che costruisce amicizie in grado di andare oltre ogni confine, per custodire la bellezza che sempre caratterizza ogni incontro. È un seme di speranza piantato in un terreno reso fertile dalla solidarietà, in grado di annunciare che un mondo diverso è possibile, un mondo in cui ci sentiamo tutti chiamati ad essere costruttori di ponti di dialogo”. I piccoli ospiti della Diocesi di Lamezia Terme, nel primo giorno di permanenza sul territorio lametino sono stati ospiti di una struttura sul mare di Gizzeria dove ad accoglierli, hanno trovato il sindaco, Francesco Argento, insieme all’Amministrazione comunale del centro del Tirreno. In questi giorni, come da programma, alterneranno giornate al mare, a gite in montagna, a visite ad alcuni luoghi tipici della Calabria, a giornate insieme ai ragazzi che in queste settimane stanno partecipando nelle varie parrocchie all’Estate ragazzi o ai Grest. Saveria Maria Gigliotti The post Bambini ucraini ospiti della Caritas in udienza dal Papa first appeared on Lamezia Nuova.

Giubileo 2025, In primo piano, La Parola del Vescovo, Vita Diocesana

“Il Giubileo di politici e amministratori possa essere un’occasione per riflettere su come avviare processi di liberazione e di emancipazione per la nostra terra di Calabria e per l’umanità”.

“La fede cristiana ridà forza all’uomo e riconosce la dignità di ogni uomo, dei più poveri, degli emarginati, dà voce a coloro che non hanno voce. È questa la forza della nostra fede cristiana e cattolica, al di là di tutte le manifestazioni esterne che spesso l’hanno imprigionata. La professione di questa fede, come la definisce Papa Leone “disarmata e disarmante”, capovolge la logica del potere di tutti i tempi. Erode temeva la parola degli Apostoli perché metteva a nudo quello che era il motivo della sua azione politica, cioè il desiderio di assoggettare il popolo. La parola degli Apostoli era invece stimolo per uno stile di vita nuovo in una società che non poteva più tollerare l’oppressione e l’isolamento degli ultimi”. Così il vescovo di Lamezia Terme, mons. Serafino Parisi, che ha presieduto in Cattedrale il solenne pontificale a conclusione della solennità dei Santi Pietro e Paolo, patroni della città e della diocesi di Lamezia Terme. All’inizio della celebrazione, il sindaco Mario Murone, a nome di tutta la comunità lametina, ha simbolicamente offerto la città ai Santi Patroni con la consegna del plastico nelle mani di S. Pietro. Partendo dalla domanda posta da Gesù ai suoi apostoli “Voi, chi dite che io sia?”, Parisi ha rimarcato come si tratti “della domanda decisiva e risolutiva, per i discepoli di allora e per noi credenti di oggi, rispetto alla quale non possiamo più cavarcela elencando le diverse teorie sul messianismo, ma è una risposta che chiama in causa il rapporto personale con Gesù che cambia la nostra vita. Per questo, di fronte alla risposta di Pietro “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”, Gesù ricorda a Pietro che quella risposta non viene dai suoi meriti, dalla sua bravura, dalle sue competenze, ma dalla grazia del Signore, gli è stata rivelata da Dio stesso. La Parola di Gesù trasforma l’argilla della nostra umanità in roccia sulla quale si fonda il mistero di comunione  della presenza di Dio nella storia degli uomini.  E’ la grazia di Dio che trasforma la nostra fragilità in potenza.  Dio si fida dell’uomo nonostante i nostri fallimenti, i nostri limiti, le nostre cadute; Dio continua a credere nell’uomo. L’azione della grazia di Dio, se la lasciamo far entrare nella nostra vita, è capace di intessere nel mondo relazioni di fraternità, di giustizia e di amore”. Dio interviene nella storia di Pietro e di Paolo liberandoli dalle catene: un messaggio  consegnato  anche ai credenti di oggi  – ha aggiunto il presule – “per intervenire nella storia e liberare l’umanità da tutti quei vincoli che tengono l’uomo o troppo legato  a sé stesso in una visione autoreferenziale o troppo legato alla terra. Liberare l’uomo perché possa avere uno sguardo nuovo, rivolto verso il cielo”. Da qui l’invito alle autorità politiche e agli amministratori presenti “a pensare, tra ottobre e novembre, a un giubileo dei politici e degli amministratori del nostro territorio. Del resto, la proposta del Giubileo è “politica”, nel senso più alto e nobile di questa parola: è liberazione da tutte le forme di schiavitù dell’uomo. Mi domando: se si trovano in pochi minuti le risorse per il cosiddetto riarmo, con lo stesso impegno perché non si potrebbero trovare altrettanto velocemente le risorse per cancellare i debiti dei paesi più poveri che sono sfruttati? Il Giubileo di politici e amministratori possa essere un’occasione per riflettere su come avviare processi di liberazione e di emancipazione per la nostra terra di Calabria e per l’umanità”. Ricordando il recente Giubileo insieme alle persone con disabilità, il Vescovo ha concluso sottolineando come Lamezia abbia “una potenzialità smisurata per generosità, solidarietà e altruismo. Se tutte queste forze le mettiamo insieme,  sull’esempio dei Santi Pietro e Paolo, con la forza della fede possiamo  dire la nostra per il nostro territorio lametino, per il territorio calabrese e per tutto il territorio nazionale”. Al termine della processione dei Santi Patroni, mons. Parisi ha espresso il ringraziamento a tutte le rappresentanze delle Forze dell’Ordine e alle associazioni di volontariato che hanno garantito il regolare svolgimento delle celebrazioni, agli statuari delle diverse comunità che hanno offerto il loro servizio, alle autorità politiche e alle rappresentanze istituzionali. Salvatore D’Elia The post “Il Giubileo di politici e amministratori possa essere un’occasione per riflettere su come avviare processi di liberazione e di emancipazione per la nostra terra di Calabria e per l’umanità”. first appeared on Lamezia Nuova.

Caritas, In primo piano, Vita Diocesana

“Vacanze solidali”, tutto pronto per accogliere domani bambini e ragazzi ucraini

Arriveranno domani sera a Dipodi di Feroleto Antico dove saranno ospitati nella struttura messa a disposizione dalla Diocesi di Lamezia Terme, i cinquanta tra bambini e ragazzi dell’Ucraina che, insieme ai loro accompagnatori, saranno ospiti della Caritas diocesana fino al 13 luglio prossimo nell’ambito del progetto “vacanze solidali”, iniziativa fortemente voluta anche dal Vescovo, monsignor Serafino Parisi. In questi giorni, infatti, la Caritas, insieme ad alcune parrocchie, movimenti ed associazioni, hanno lavorato alacremente per permettere a questi piccoli ospiti, di età compresa tra i 10 ed i 17 anni, possano vivere qualche giorno di spensieratezza lontani dalla guerra che sta devastando la loro terra. “L’augurio – aveva detto il direttore della Caritas, don Fabio Stanizzo – è che tutti possiamo essere sempre più costruttori di pace. Il nostro auspicio, infatti, è che questo sia anche un segno tangibile di testimonianza di una Chiesa che supera i confini geografici, che si fa prossima ai fratelli ed alle sorelle che vivono nella sofferenza”. In queste due settimane di permanenza nella Diocesi di Lamezia Terme saranno tante le iniziative messe in campo dai volontari che si altereranno nel corso delle giornate per dare un po’ di serenità ai piccoli ospiti secondo un calendario dettagliatamente studiato per far sì che nulla venga lasciato al caso e che prevede: gite, visite in vari luoghi della Calabria, mare, montagna, feste e moneti ludici-culturali. A dare la propria disponibilità anche la comunità ucraina presente in Diocesi che, oltre a mettere a disposizione persone che faranno da interpreti, ha offerto la massima collaborazione alla Caritas diocesana affinchè, come sottolineato ancora da don Fabio, “il tutto si costruisca con uno spirito di accoglienza, prendendosi cura di coloro che arriveranno nella nostra Diocesi per offrire loro un tempo ed uno spazio di serenità di tranquillità, coniugando l’aspetto ludico-ricreativo con quello culturale e spirituale”. Saveria Maria Gigliotti The post “Vacanze solidali”, tutto pronto per accogliere domani bambini e ragazzi ucraini first appeared on Lamezia Nuova.

Chiesa, In primo piano, La Parola del Vescovo, Vita Diocesana

“Possiate consegnare il vostro tesoro che è Gesù Cristo che cambia le nostre esistenze”

“Vi auguro di poter davvero incontrare nello sguardo autentico il desiderio vero dell’umanità e, una volta conosciuta questa attesa del mondo, voi possiate consegnare il vostro tesoro che è Gesù Cristo che cambia le nostre esistenze”, non dimenticando che “il Signore da sempre nuove possibilità, Lui ci dà fiducia e siamo chiamati ad essere sempre, per sempre diaconi, servi di questo amore”. Questo l’augurio che il Vescovo, monsignor Serafino Parisi, ha rivolto ieri sera a Giuseppe Bernardini (parrocchia Santa Maria Goretti) ed Andrea Giovanni Cefalà (parrocchia Maria Santissima delle Grazie) nel giorno della loro ordinazione Diaconale avvenuta, tra l’altro, alla vigilia della festa dei Santi Patroni della Diocesi, i Santi Pietro e Paolo. Nella sua omelia, monsignor Parisi, che ha ripercorso anche alcuni tratti della vita di questi due santi, facendo riferimento alle letture del giorno, ha sottolineato che “Pietro e Paolo riescono a dare prova della efficacia della grazia che non si blocca in Gesù Cristo, ma attraverso di lui arriva a noi” come, ad esempio, “la stessa esistenza umana, culturale, religiosa di Paolo è stata ricucita totalmente dal dono della grazia e lui lo dirà, lo riconoscerà”. Da qui la sollecitazione a riflettere su “questo grande grande dono della grazia che non si blocca nemmeno di fronte o nei lacci della nostra umanità peccatrice. La grazia viene di per sé stessa, non è filtrata, per fortuna, dalla nostra insignificante umanità. Ed allora, lì nell’umanità fragile di Pietro e di Paolo – ha detto il Vescovo – si manifesta la grandezza di Dio, ad una condizione, che è l’augurio che voglio fare a Giuseppe ed Andrea Giovanni che devono diventare, con il diaconato, quindi, con la grazia del diaconato, esperti come lo sono stati nella loro umana inesperienza, entrando per la prima volta sulla scena di quel mondo che era in attesa di scene, di miracoli o di spiccioli concreti per poter mandare avanti e sbarcare il lunario. È in questo che bisogna diventare esperti: saper guardare nel cuore saper riconoscere l’attesa vera”. Quindi, facendo riferimento al racconto dell’incontro di Pietro e Giovanni all’ingresso nel tempio con uno storpio, monsignor Parisi, ha evidenziato che, “una volta riconosciuta la sua vera attesa, il suo vero desiderio, il primo refrigerio che hanno dato a questo storpio, era quello di dire non ti lasciamo solo, abbiamo considerazione di te. Ti stiamo guardando e ti stiamo invitando a guardarci, ma non è la mano che tendi quello che ci interessa ma è ciò che hai nel cuore che è certamente la solitudine”. Questo perché “là dove è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore. Perché se il cuore è lì, nonostante i nostri limiti, il Signore non li teme, la grazia agisce, non teme queste cose, nonostante i nostri limiti”. “Papa Leone – ha affermato ancora il Vescovo – sta insistendo molto, in modo particolare con il presbiterio, di rendere operativo il mistero dell’unità che è il progetto di Dio perché in quanto testimonianza, pur dentro le differenze, pur dentro le specificità, pur dentro i particolarismi, pur dentro le nostre fisime mentali, è la testimonianza della verità che ci rende credibili di fronte alla storia. Quella vera. Una fraternità ed unità che è sacramentale che supera le nostre inezie, le nostre piccolezze, le supera perché noi siamo fondati dentro questa unità che è rivelazione stessa della vita intima di Dio che è mistero di comunione, mistero di unità”. Un momento di grazia, per la Chiesa di Lamezia che ieri, dopo la celebrazione del Giubileo insieme alle persone con disabilità, non ha voluto far mancare il suo affetto a Giuseppe, 30 anni, ed Andrea, 25, giunti ad una tappa importante del loro cammino verso il sacerdozio. Giuseppe Bernardini, dopo aver conseguito il diploma in studi umanistici presso il Liceo Classico “Francesco Fiorentino”, ha proseguito i suoi studi all’Unical in Lettere e beni culturali, indirizzo Archeologico, per poi iniziare, nel 2018 la tappa propedeutica presso il Pontificio seminario teologico regionale “San Pio X” di Catanzaro (ora Istituto Teologico Calabro “San Francesco di Paola”), dove ha intrapreso il suo cammino di discernimento e formazione verso il presbiterato, continuando il suo percorso formativo negli studi universitari in Teologia. Andrea Giovanni Cefalà, invece, dopo aver conseguito il diploma in Sistemi informatici aziendali presso l’Ite “Valentino De Fazio”, ha iniziato la tappa propedeutica presso il Pontificio Seminario Teologico Regionale “San Pio X” (ora Istituto Teologico Calabro “San Francesco di Paola”) di Catanzaro dove ha proseguito il cammino di discernimento e formazione verso il presbiterato conseguendo a gennaio il Baccalaureato in Sacra Teologia. The post “Possiate consegnare il vostro tesoro che è Gesù Cristo che cambia le nostre esistenze” first appeared on Lamezia Nuova.

Attualità, In primo piano, La Parola del Vescovo, Vita Diocesana

Istituzionalizzare la “giornata insieme alle persone con disabilità”

Istituzionalizzare la “giornata insieme alle persone con disabilità”. Questa l’idea lanciata ieri sera dal Vescovo, monsignor Serafino Parisi, al termine del concerto dei Controvento, che ha concluso il “Giubileo diocesano insieme alle persone con disabilità” e che ha registrato la presenza di migliaia di persone tra la partecipazione alla Santa Messa, presieduta dallo stesso presule, e lo spettacolo. “L’anno prossimo – ha detto monsignor Parisi nel concludere l’iniziativa – penso che ripeteremo questa ‘giornata insieme alle persone con disabilità’. Oggi abbiamo trascorso un pomeriggio davvero sereno ed abbiamo goduto tutti quanti della loro presenza”. Nell’idea del Vescovo, infatti, il prossimo anno, oltre a confermare la data del 27 giugno, vi è quella di dare vita ad un momento che non coinvolga solo la Diocesi di Lamezia Terme, con la realizzazione di iniziative da svolgere sin dal mattino, per “fare in modo che Lamezia possa diventare il centro regionale di una riflessione sulle persone con disabilità facendo parlare, però, i protagonisti, le famiglie. Il pomeriggio, poi, la celebrazione eucaristica e alla sera potremmo chiudere con un concerto come quello di questa sera”. Proposta accolta positivamente dai presenti con un lungo e caloroso applauso. E quello di ieri è stato veramente un momento intenso di partecipazione e di condivisione con la presenza di 15 associazioni (Unitalsi, Aism, Progetto Sud, Fish Calabria, Sincronia, Il Girasole, Casa Alzal, Malgrado Tutto, Angsa, Lucky Friends, Croce Rossa, Vivere in…, Movimento Forense, Acmo, Ens) che operano sul territorio. Si tratta di “belle realtà – ha detto il Vescovo al riguardo”, sottolineando che “Lamezia ha tante risorse e ricchezze di generosità e di altruismo. Vederle convocate, qui, questa sera, per questa causa, è stato davvero un grande orgoglio per tutta la Diocesi e per tutta la città di Lamezia”. Una giornata carica di emozioni iniziate con la Santa Messa celebrata sul Corso Numistrano e trasmessa in diretta televisiva per dare la possibilità a tutti di poter partecipare e conclusa con il concerto, anch’esso andato in diretta, durante il quale, sul palco, insieme ai Controvento, ci sono state le toccanti testimonianze di genitori di ragazzi con disabilità che hanno raccontato la loro esperienza: dal momento della diagnosi, quando tutto sembra crollare addosso, al “dono che è arrivato nella nostra vita”. È stato così che Lucia e Rosario, genitori di due differenti ragazzi speciali, hanno raccontato il loro percorso di crescita anche interiore, il loro guardare il mondo con quegli occhi che ora, grazie anche alle varie associazioni che operano sul territorio, regalano ancora emozioni come il podio alle paraolimpiadi, la prossima laurea o un traguardo che, all’inizio, sembrava impossibile raggiungere. Parole di speranza, quindi, e di conforto da parte di chi ha vissuto un cammino inaspettato. Speranza di cui ha parlato lo stesso Vescovo nel suo messaggio per il Giubileo: “Nell’immaginario collettivo – ha scritto monsignor Parisi – il termine speranza porta con sé degli evidenti elementi positivi. Questo è vero! Tuttavia ha anche dei risvolti negativi. Questa accezione negativa fa assumere alla speranza il significato di attesa passiva, di avvenire radioso che si attuerà da solo, magari colsemplice spostamento delle difficoltà e dei problemi a domani, in un futuro migliore. Così la speranza, da principio dinamico si trasforma in fattore deresponsabilizzante. Cominciamo col dire, dunque, che ‘sperare’ non significa spostare i problemi nel futuro nell’attesa che migliorino, ma ‘sperare’ significa impegnarsi e lavorare per organizzare le aspettative e le possibilità perché producano novità e bene. Perché la speranza non è un sentimento consolatorio che ci fa guardare al futuro con ottimismo. È ciò che rimane, quando tutti i mali del mondo si affermano con la loro spavalderia, ci dice la mitologia greca. La speranza ‘sta’, ‘rimane’ nel vortice delle difficoltà, perché le complicazioni e gli ostacoli vengano affrontati, nonostante tutto, nell’oggi”.   “Si tratta di ‘sperare contro ogni speranza’ (dice San Paolo in Romani 4,18), – ha aggiunto il Vescovo – vale a dire di sperare ‘oltre’, cioè ‘al di là’ di ogni speranza, scorgendo nel presente il senso – magari nascosto o non immediatamente percettibile – di un’esistenza o di una storia a volte complicate. La speranza, quindi, è un’opera, è fatica quotidiana, che coinvolge mente, braccia e cuore, per costruire un futuro migliore, non solo aspettandolo, ma lavorando per crearlo. La speranza, come principio operativo che dinamizza la storia, è un motore che motiva l’impegno nel presente, è un atto di fede e d’amore che permette all’uomo di vivere la propria vita – qualsiasi vita e in ogni condizione – con un fine e un significato. Per questo la speranza diventa anche un appello: a costruire una storia nuova e diversa, a vivere la nostra vita con passione e impegno, a non mollare di fronte alle difficoltà, ma a lavorare per superare gli ostacoli e così scoprire il senso vero della vita”. Messaggio di speranza lanciato anche da Mariano che, sulla sua sedia a rotelle, accompagnato amorevolmente dalla madre, si è esibito con la sua pianola, cantando al pubblico un brano scritto e musicato da lui e declamando una poesia non dimenticando il fulcro della sua vita: Dio che “è come un amico che mi aiuta ogni giorno” ed “ho imparato che avere fede è avere cura di questo amico”. Speranza, quindi, ma anche fede come quella di Vittorio che, pure lui con la passione per la musica, ha parlato della sua esperienza in parrocchia dove da anni “aiuta” il suo parroco essendo parte integrante della comunità in cui vive. Testimonianze di vita vissuta che, con le loro esperienze, sono entrate con dirompente semplicità a dirci, non con parole, ma con fatti concreti, che il futuro di una società che vuole dirsi tale, deve e può partire da qui, da quel sorriso che ha illuminato quel palco lanciando messaggi di speranza.   Saveria Maria Gigliotti The post Istituzionalizzare la “giornata insieme alle persone con disabilità” first appeared on Lamezia Nuova.

In primo piano, La Parola del Vescovo, Vita Diocesana

“Con la vostra testimonianza e con la vostra vita spingete dentro la storia proprio noi: siete voi che ci portate in avanti, siete voi la nostra forza”

“Voi che siete assistiti da altri, in realtà, con la vostra testimonianza e con la vostra vita, spingete dentro la storia proprio noi: siete voi che ci portate in avanti, siete voi la nostra forza. Ognuno di noi ha sperimentato, almeno una volta nella propria vita, che da una vostra testimonianza, dallo sforzo di vivere, dall’incombenza di dover affrontare la vita, viene il sorriso più bello”. Potrebbe essere racchiuso in questa riflessione il messaggio che il Vescovo, monsignor Serafino Parisi, ha rivolto alle persone presenti ieri sera sul Corso Numistrano per partecipare al “Giubileo Diocesano insieme alle persone con disabilità” che ha registrato la presenza di centinaia di fedeli per questo momento di forte spiritualità, ma anche di condivisione e di gioia, oltre che di profonda commozione. “Voglio rivolgere, innanzitutto, a voi un pensiero di gratitudine – ha detto il Vescovo rivolgendosi ai presenti – : a voi che questa sera siete qui a testimoniare, pur dentro la complessità della vita e delle problematiche che ci sono, a tanti livelli, la forza che ci mettete per vivere, per affrontare, nonostante tutto, le difficoltà, per non darla vinta agli eventi negativi. Voglio ringraziarvi perché siete qui a testimoniare la speranza che è questa virtù cristiana, questa forza, questo principio vitale che ci spinge ad andare avanti. E anche quando qualcuno non lo può fare con le proprie forze, la bellezza sta nel trovare un altro che si dedica a lui o a lei perché questa difficoltà di muoversi, di relazionarsi e di vivere possa essere in qualche modo superata”. “Poi – ha affermato monsignor Parisi rivolgendosi agli accompagnatori ed ai numerosi volontari delle varie associazioni che operano sul territorio -, l’altro pensiero lo rivolgo proprio a voi che siete continuamente a fianco di queste persone. Voi sapete che nella Bibbia c’è una immagine molto forte che è quella del cireneo che – ci dice il testo del Vangelo – tornava a fine giornata stanco dai lavori che aveva fatto e, nonostante la sua stanchezza, come a volte la vostra stanchezza, porta per un tratto la croce di Gesù sulle sue spalle, condivide la croce, rende meno pesante la croce dell’altro. E io davvero vorrei ringraziarvi perché ci siete con la vostra passione, con la vostra dedizione, con la vostra cura e con la vostra preoccupazione che, però, questa sera vorrei proprio chiamare, sul versante positivo, la speranza. Immagino la preoccupazione di una mamma che si prende cura del proprio figlio, che diventa una persona che vive una maternità amplificata, perché partorisce una vita e, poi, a questa vita deve dare ancora assistenza come se si trattasse ancora del seno materno all’interno del quale si trova possibilità di vita, cura, tenerezza. Immagino che per una mamma quello che è stato definito il ‘dopo di noi’ abbia delle note anche di angoscia. Perché pensare che cosa sarà, come sarà, dove sarà, con chi sarà la vita di mio figlio, o comunque di questo mio caro, è davvero un pensiero forte. Come si può vivere questo pensiero? Certamente nella passione, nell’attaccamento”. Da qui la sollecitazione “a delle politiche sociali capaci di farsi carico del presente e dell’avvenire di queste persone che chiedono di vivere con la dignità che hanno dall’inizio – ha sottolineato il Vescovo -: quella che il Signore ha impresso facendo l’uomo a sua immagine e somiglianza. E questa difficoltà, questa angoscia, questo pensiero per il futuro, questa sera mi piace declinarlo come speranza. La speranza, cioè, di un futuro migliore, possibile. Però, la speranza è anche costruzione della storia con il nostro impegno, modellando il mondo secondo il cuore di Dio. E allora la speranza del futuro è costruzione del futuro, è impegno quotidiano perché questa prospettiva di stabilità, di serenità per il tempo che arriverà, e che sarà dopo di noi per queste persone, possa essere una realtà”. Prendersi cura dell’altro come fa il Signore con ciascuno di noi, quindi, e che “significa farsi carico della vita dell’altro, rendersi responsabile del presente dell’altro, ma, al tempo stesso – ha concluso monsignor Parisi – , significa rendersi responsabile dell’avvenire della persona che ha bisogno di me” perché “dentro un’esistenza sofferta c’è una persona che vive, che vuole vivere, che deve vivere, scomodandoci dai nostri accomodamenti. È questa la testimonianza che io colgo da voi e faccio rimbalzare su di me e su tutti i credenti. Che la vostra vita sofferta sia davvero di stimolo alla nostra passività e possa fare gioire, riempire di senso, la vita di ognuno di noi. Se considerassimo che nel nostro limite si trova l’espressione della vera grandezza dell’uomo non ci sarebbero più guerre, non ci sarebbero più inimicizie. Ci sarebbero soltanto relazioni belle, cura dell’altro, vita nella sofferenza, ma aperta alla gioia”. La celebrazione eucaristica è stata tradotta da un’interprete nella lingua dei segni per i non udenti presenti alla Santa Messa che è stata anche trasmessa in diretta televisiva e social. Saveria Maria Gigliotti Al termine della Santa Messa, i presenti hanno recitato la seguente preghiera scritta dal Vescovo, monsignor Serafino Parisi, in occasione del “Giubileo diocesano insieme alle persone con disabilità” per le persone ammalate, fragili, in difficoltà o con disabilità: Dio onnipotente,Padre eterno e premuroso,Tu che hai creato l’uomo a Tua immagine e somiglianza consegnandogli il respiro vitale di una dignità eterna, ascolta la nostra preghiera e accogli il nostro servizio alle persone ammalate e fragili e a tutti coloro che si trovano nella sofferenza, nella difficoltà, nel disagio o nel bisogno.Pastore buono,insegnaci ancora una voltaa portare sulle nostre spalle le persone debolio stanche di lottare perché,senza restare indietro o ai margini,possano percorrere pure loro la via dei redenti che attraversa ogni deserto,reso fertile e fruttuosocon le lacrime proprio di chi soffre e che Tu non fai perdere,poiché, asciugandole dal volto dell’uomo,le raccogli e le conservi,per i momenti di siccità e di arsura,nell’otre Tuo.Insegnaci, o Signore,a confidare nell’«economia sommersa della Grazia»che dinamizza la storiae che fa di ogni sofferente una risorsa di umanità veraaperta al dono generativo dell’amore.Donaci, o Padre,la compassione del

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Un’infiorata per essere portatori di una speranza che non delude

Papa Francesco, di venerata memoria, nella Bolla di indizione del Giubileo del 2025 rivolgeva a tutta la Chiesa questo augurio: «Possa il Giubileo essere per tutti occasione di rianimare la speranza». Accogliendo questo monito del Successore di Pietro, anche quest’anno la Parrocchia Natività Beata Vergine Maria, nel quartiere Bella di Lamezia Terme, ha voluto offrire un momento di riflessione, attraverso la realizzazione dell’infiorata per la solennità del Corpus Domini, per ricordare a tutti che la «Speranza che non delude» offre la certezza dell’amore di Dio. Così, per toccare il cuore e la mente di ogni persona, questo tappeto di 30 metri quadri realizzato con soli petali di fiori propone l’itinerario suggerito da un antico testo rabbinico, detto Poema delle quattro notti della salvezza, risalente a prima di Gesù. Il Poema parla di quattro notti (quattro è simbolo di universalità: riguarda ogni uomo!) che sintetizzano tutta la storia: in queste notti Dio ha sempre vegliato per portare la salvezza. La prima notte (posta vicino all’ingresso della Chiesa) è quella della Creazione, quando la Parola di Dio divenne luce. Il poema dice: «La prima notte fu quella in cui il Signore si rivelò sul mondo per crearlo: il mondo era deserto e vuoto e le tenebre ricoprivano la superficie dell’abisso. La Parola del Signore era luce ed illuminava. E la chiamò “prima notte”». La seconda notte è la notte della fede: quella della rivelazione di Dio ad Abramo, quella della legatura di Isacco. È la notte in cui avviene il miracolo di Dio che trae dalla morte alla vita; la notte in cui Abramo vede il suo unico figlio «ritornare alla vita» poiché Dio non vuole il sacrificio di Isacco (nell’infiorata è la mano di Dio che dona ad Abramo l’ariete da sacrificare). La terza notte di salvezza è quella dell’Esodo, quella dell’uscita salvifica dall’Egitto: la notte in cui l’angelo del Signore passò oltre le case degli ebrei segnate con il sangue dell’agnello sulle porte. La quarta notte è la notte in cui, dice il Poema, arriverà il Messia: «I gioghi di ferro saranno spezzati (…). Mosè salirà dal mezzo del deserto e il Re Messia verrà dall’alto. Uno camminerà alla testa del gregge e l’altro camminerà alla testa del gregge. E la Parola camminerà fra i due (…). È la notte di Pasqua, per la liberazione di tutte le generazioni d’Israele». La quarta notte è la notte di Pasqua: la notte in cui Cristo risorto vince le tenebre e, come mostra l’infiorata, col suo Sangue spezza le catene del peccato. Infatti, così canta l’Exsultet nella veglia di Pasqua: «Con il sangue sparso per la nostra salvezza ha cancellato la condanna della colpa antica. Questa è la notte in cui Cristo, spezzando i vincoli della morte, risorge vincitore dal sepolcro». Le quattro notti consegnano un messaggio di speranza perché ricordano che Dio fa di tutto per salvare l’uomo. Nello stesso tempo, le quattro notti insegnano all’uomo come rispondere degnamente all’amore di Dio: con un amore umile (la notte della creazione), vissuto nella fede (la notte di Abramo), nella speranza che Dio libererà da ogni male (la notte dell’esodo), imitando l’Amore senza limiti insegnatoci da Cristo (la notte del Messia). Poiché nelle vicende drammatiche della vita a nessuno è consentito sperare da solo, ma sempre e solo insieme, nella solidarietà e fraternità che tutti abbraccia alla croce di Cristo, àncora di speranza, ai piedi dell’Altare vi è il simbolo della speranza (un’ancora con forma a croce). Il simbolo della speranza è realizzato con le spighe di grano per ricordare che l’Eucaristia è il pane della speranza cristiana. Infatti, la festa del Corpus Domini ricorda che l’incontro con Gesù nell’Eucaristia è fonte di speranza per il mondo se, trasformati per la potenza dello Spirito Santo ad immagine di colui che si riceve, ogni uomo porta, a quanti ne hanno bisogno, speranza, perdono, guarigione e amore, condividendone la vita e camminando insieme nella ricerca di un’autentica vita umana in Cristo. L’infiorata è visitabile anche nei giorni seguenti la Domenica del Corpus Domini.   Don Aldo Figliuzzi, parroco Natività Beata Vergine Maria The post Un’infiorata per essere portatori di una speranza che non delude first appeared on Lamezia Nuova.

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Sport, cultura, unione e speranza per la “Giornata del rifugiato” organizzata dalla Caritas

Sport e cultura come strumento di unione e di speranza. Questo, in sintesi, il messaggio che la Caritas Diocesana di Lamezia Terme ha inteso lanciare con “Un campo mille storie”, l’iniziativa che si è vissuta in occasione della Giornata mondiale del Rifugiato. Quest’anno, infatti, si è pensato di organizzare un quadrangolare di calcio all’interno del Centro sportivo diocesano “San Luigi Gonzaga” per trascorrere un pomeriggio all’insegna dello sport ma anche e soprattutto all’insegna della speranza. In un momento in cui nel mondo sono tanti i conflitti che stanno devastando interi territori, lasciandosi dietro scie di sangue e distruzione, la Caritas di Lamezia Terme ha inviato un messaggio di pace e di speranza. Questo grazie ad uno degli sport più conosciuti e praticati al mondo: il calcio che, in questo caso, è diventato una sorta di linguaggio universale capace di unire culture diverse e raccontare storie di vita e speranza. Ma, non solo. Infatti, mentre dal mondo giungono echi di bombardamenti dove le vittime innocenti sono soprattutto bambini ai quali, non solo viene recisa la vita, ma, per chi sopravvive, viene anche negata l’infanzia con la sua spensieratezza ed innocenza, la Caritas, in collaborazione con il sistema bibliotecario lametino, ha pensato anche ai più piccoli organizzando per loro letture animate e laboratori tematici. Dopo aver portato a tutti i partecipanti i saluti del vescovo, monsignor Serafino Parisi, che ha incoraggiato e sostenuto l’iniziativa, il direttore della Caritas, don Fabio Stanizzo, al termine della giornata, ha affermato: “Abbiamo vissuto tutti insieme, al di là della nazionalità e/o dell’età, un’esperienza di comunità, dialogo e accoglienza. È stato un momento di festa ed aggregazione dove ad essere protagonista è stata la solidarietà”. Saveria Maria Gigliotti The post Sport, cultura, unione e speranza per la “Giornata del rifugiato” organizzata dalla Caritas first appeared on Lamezia Nuova.

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