Vita Diocesana

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“Comunicatori di una parola che faccia emergere amore alla vita”

“Come giornalisti, in generale, e come giornalisti cattolici in particolare, non dobbiamo mai perdere un elemento identitario, costitutivo, della nostra visione di fede: il primato della parola. Della parola, non delle chiacchiere. È  la parola significativa che dà al lettore la chiave interpretativa e la possibilità di riflettere.  É vero, oggi viviamo nella cultura dell’immagine, ma cos’ è che rende una foto “anonima” una foto utile che lancia un messaggio ? E’ la parola che ci fa leggere la realtà, che immette un elemento di riflessione” Così il vescovo di Lamezia Terme e delegato Cec per le comunicazioni sociali e la cultura, mons. Serafino Parisi, ha concluso il focus su salute, disabilità e comunicazione, nell’ambito dell’ evento “Curare comunicare”, giubileo diocesano per gli operatori delle comunicazioni sociali, della salute e catechisti, promosso congiuntamente dai tre uffici diocesani in collaborazione con l’Ordine dei Giornalisti della Calabria e la delegazione calabrese della Fisc. “In tutte  le forme di comunicazione – ha osservato Parisi passando in rassegna le principali dinamiche che hanno cambiate il mondo della comunicazione negli ultimi decenni – da quella tra l’ammalato e il medico, tra un catechista e un ragazzo con disabilità, nell’informazione giornalistica, non dobbiamo mai perdere di vista la potenza espressiva della parola che, anche dentro la fragilità e attraverso la fragilità, fa emergere amore alla vita, la provocazione a continuare a vivere. Sono proprio le parole più fragili e quelle che vengono dal mondo della fragilità ad essere le parole più potenti. Siamo chiamati ad essere comunicatori di una parola che richiama alla voglia di vivere, di una parola – oserei dire – di resurrezione”. “Ogni giornalista, non solo il giornalista credente, dovrebbe intingere nel cuore la penna prima di scrivere qualsiasi cosa”, ha evidenziato il presidente dell’Ordine dei giornalisti della Calabria Giuseppe Soluri sottolineando come “la nostra carta deontologica è in linea con la visione cristiana, a prescindere se il giornalista sia credente o meno. Il dovere di informare non può mai tollerare l’offesa degli altri o il mancato rispetto della dignità altrui. Alla rincorsa spasmodica a chi arriva prima e al “click in più”, anche a costo di raccontare sciocchezze, il giornalista risponde con gli strumenti dell’etica e della professionalità. Intingere la penna nel cuore significa saper cogliere, anche nelle situazioni più negative, quella scintilla positiva che fa capire che non è tutto nero”. Per il delegato FISC Calabria don Enzo Gabrielli, “il giornalista cattolico non è “meno giornalista” degli altri, anzi deve fare uno sforzo in più per raccontare la realtà da un punto di vista cristiano senza fare discorsi, per così dire, “da sacrestia”.  Dobbiamo parlare non solo a chi è credente praticante, ma anche a chi sta sulla soglia della Chiesa. Nonostante il numero delle presenze in chiesa a volte può farci scoraggiare, in Italia c’è ancora grande attenzione per ciò che racconta la Chiesa e per come lo racconta. Come giornali cattolici calabresi, siamo presenti negli organi nazionali della FISC portando il valore aggiunto che viene dalla nostra calabresità”. Introducendo l’incontro, il direttore dell’ufficio diocesano per le comunicazioni sociali Saveria Maria Gigliotti ha sottolineato la scelta di vivere in comunione con gli altri due uffici l’evento giubilare perché “è proprio quando siamo chiamati a raccontare la malattia, la fragilità e la disabilità che come giornalisti siamo chiamati a misurarci con la sfida di una comunicazione che rispetti la persona e la sua dignità”. Rispetto della persona e della sua dignità richiamato anche dal direttore dell’ufficio di pastorale per la salute don Francesco Farina,  che ha parlato del “tempo della comunicazione come tempo di cura” e della relazione personale come elemento centrale dell’alleanza di cura tra medico e paziente. Ha sottolineato l’attenzione per la pastorale delle persone con disabilità il direttore dell’ufficio catechistico don Antonio Brando, che ha ricordato la partecipazione della diocesi lametina agli incontri di formazione  regionali con 71 catechisti, tra le più numerose tra le diocesi calabresi. “Noi catechisti – ha rimarcato Brando – dobbiamo creare un ponte tra la comunità ecclesiale e la famiglia, promuovendo un dialogo aperto e un cammino condiviso. Coinvolgere i genitori e i familiari significa riconoscere a loro, il ruolo centrale nell’accompagnare la crescita nella fede dei loro figli”. Salvatore D’Elia   The post “Comunicatori di una parola che faccia emergere amore alla vita” first appeared on Lamezia Nuova.

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Giubileo diocesano per gli operatori della comunicazione, salute e catechisti al Santuario di Dipodi

Con l’evento “Curare comunicare”, in programma venerdì 21 marzo a partire dalle 15 al santuario diocesano della Madonna di Dipodi, gli uffici per le comunicazioni sociali, pastorale della salute e catechistico della diocesi di Lamezia Terme promuovono un evento giubilare per gli operatori delle comunicazioni sociali, della salute e i catechisti della chiesa lametina. L’iniziativa è organizzata in collaborazione con l’Ordine dei Giornalisti della Calabria e la delegazione calabrese della Fisc. Il programma avrà inizio alle 15 con un focus su salute, disabilità e comunicazione che sarà introdotto dai saluti di mons. Serafino Parisi delegato della Conferenza Episcopale Calabra per le comunicazioni sociali e la cultura, il presidente dell’Ordine dei giornalisti della Calabria Giuseppe Soluri, il delegato Fisc Calabria don Enzo Gabrieli. Seguiranno gli interventi dei rappresentanti dei tre uffici diocesani promotori. Alle 17 la liturgia penitenziale presieduta da padre Rocco Spagnolo, superiore generale dei missionari dell’evangelizzazione. A conclusione dell’evento, il vescovo di Lamezia Terme mons. Serafino Parisi presiederà la celebrazione eucaristica. Nel messaggio per la LIX giornata mondiale delle comunicazioni sociali, nel contesto dell’anno giubilare, Papa Francesco ha esortato gli operatori della comunicazione a “cercare di praticare una comunicazione che sappia risanare le ferite della nostra umanità” dando “spazio alla fiducia del cuore che, come un fiore esile ma resistente, non soccombe alle intemperie della vita ma sboccia e cresce nei luoghi più impensati: nella speranza delle madri che ogni giorno pregano per rivedere i propri figli tornare dalle trincee di un conflitto; nella speranza dei padri che migrano tra mille rischi e peripezie in cerca di un futuro migliore; nella speranza dei bambini che riescono a giocare, sorridere e credere nella vita anche fra le macerie delle guerre e nelle strade povere delle favelas.” Da qui l’invito del Pontefice a “essere testimoni e promotori di una comunicazione non ostile, che diffonda una cultura della cura, costruisca ponti e penetri nei muri visibili e invisibili del nostro tempo”. Salvatore D’Elia   The post Giubileo diocesano per gli operatori della comunicazione, salute e catechisti al Santuario di Dipodi first appeared on Lamezia Nuova.

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La donna nella società e nella vita cristiana

Un momento di riflessione e dialogo ha animato la Parrocchia di Santa Maria Goretti, che ha ospitato un incontro dedicato al ruolo della donna nella società e nella vita cristiana. L’evento, ispirato al libro “Sei Unica” di Papa Francesco, ha rappresentato un’importante occasione per esplorare il cosiddetto “genio femminile” e il suo impatto nel mondo contemporaneo. Un’ispirazione che parte dal Vangelo. Il libro “Sei Unica”, nel quale Papa Francesco raccoglie pensieri e testimonianze sul valore della donna, ha fatto da filo conduttore all’incontro. Attraverso le parole del Pontefice, si è discusso di come il contributo femminile sia essenziale non solo nella famiglia e nella Chiesa, ma anche nei vari ambiti della società. Il parroco, don Pino Angotti, ha aperto l’evento con un messaggio di accoglienza: “Dio ha donato alla donna una sensibilità e una forza straordinarie, e il nostro compito è valorizzare questo dono affinché possa portare frutto nella vita di tutti.” L’incontro ha visto la partecipazione di donne lavoratrici, educatrici, volontarie, madri, tutte accomunate dalla volontà di condividere le proprie esperienze e sfide quotidiane. Alcune hanno raccontato il loro impegno nel sociale e nella comunità parrocchiale, mentre altre hanno testimoniato la loro fede come motore di cambiamento e speranza. Un momento particolare è stato l’intervento di Flavia Medici, professionista nel settore della comunicazione e del marketing ma anche catechista della parrocchia di Santa Maria Goretti che ha sottolineato come il Vangelo stesso offra numerosi esempi di donne protagoniste: Maria, Maddalena, Marta e tante altre figure femminili sono state fondamentali nella storia della salvezza. Questo ci ricorda che il ruolo della donna nella Chiesa non è marginale, ma essenziale. L’incontro si è concluso con un appello alla consapevolezza e all’azione: riconoscere e valorizzare il contributo delle donne nella società e nella Chiesa è un impegno di tutti. La comunità di Santa Maria Goretti si è detta entusiasta di poter ospitare altri momenti di dialogo e formazione su questi temi, affinché il messaggio di inclusione e rispetto possa continuare a diffondersi. Come ha ricordato Papa Francesco nel suo libro, “Ogni donna è unica, insostituibile e portatrice di una luce speciale”: un concetto che questa iniziativa ha voluto rendere ancora più vivo e concreto nella quotidianità della comunità. La comunità parrocchiale di Santa Maria Goretti The post La donna nella società e nella vita cristiana first appeared on Lamezia Nuova.

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Il Rinnovamento nello Spirito ha celebrato la “festa del ringraziamento”

Il 14 marzo 2002 è una giornata storica per il Rinnovamento nello Spirito Santo di tutta Italia: è il giorno in cui il movimento riceve l’approvazione ecclesiale da parte della Cei e del Santo Padre Giovanni Paolo II. Ed oggi, a distanza di 23 anni da quella data, tutte le comunità del Rinnovamento nello Spirito Santo di Lamezia Terme, in concomitanza con tutte le diocesi d’Italia, si sono riunite nella Rettoria Santa Chiara per celebrare insieme la “festa del ringraziamento”. La giornata è iniziata con la preghiera comunitaria carismatica, seguita da una catechesi del coordinatore nazionale del movimento, Rosario Sollazzo, che con grande amore e parresia ha invitato ciascun fratello, le comunità insieme, ad uscire dalle proprie comodità per ridare a tutti la vera speranza che ha un volto e un nome: quello di Gesù di Nazareth! La mattinata si è conclusa con la celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo, monsignor Serafino Parisi, il quale, partendo dalla liturgia del giorno, con affetto paterno, ha ricordato all’assemblea la fedeltà di Dio e l’alleanza che Egli ha stipulato con ciascuno di noi, assicurandoci, per mezzo della fede, un futuro pieno di speranza. Nel pomeriggio i coordinatori delle diverse comunità presenti sul territorio hanno condiviso tutta la bellezza, la gioia e la grazia di vedere Dio all’opera ogni giorno nelle loro comunità e nelle vite di tutti coloro che si aprono a Lui. La giornata si è conclusa davanti a Gesù in Adorazione Eucaristica, tempo speciale e di grande benedizione per i presenti. Paolo VI, in un discorso ai rappresentati del Rinnovamento, nel lontano 1975, definì il Rinnovamento una “chance per la Chiesa e per il mondo” e questo vuole continuare ad essere il RnS della diocesi di Lamezia Terme: un dono per tutti e per ciascuno. Raffaella Del Giudice (RnS Lamezia Terme) The post Il Rinnovamento nello Spirito ha celebrato la “festa del ringraziamento” first appeared on Lamezia Nuova.

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La vita attraverso un dono

Nei giorni scorsi, nel salone della Parrocchia San Francesco di Paola, si è svolto il Convegno dal titolo “La vita attraverso un dono”, organizzato dal Gruppo Giovanile della stessa Parrocchia, sul tema della donazione degli organi. Le attività del convegno sono state introdotte da Gianluca Persico che ha illustrato quanto svolto durante l’anno dai giovani della parrocchia e ha spiegato che l’idea di organizzare un convegno aperto alla comunità è nata a seguito di un incontro sul tema al quale i giovani avevano partecipato l’anno scorso ed in cui era stato ospite, in rappresentanza dell’Aido (Associazione Italiana Donatori Organi), Sebastiano Senese. In questa introduzione si è fatto riferimento anche ad un libro messo a disposizione per l’occasione da Mimmo Famularo “Na guccia d’acqua…” pubblicato nel 2012 per un altro evento da lui organizzato sul tema, che si tenne a Sambiase. Il libro è una raccolta in vernacolo lametino di quasi ottocento tra detti, proverbi, indovinelli e filastrocche raccolte durante l’esperienza lavorativa nella scuola di Gabella da sua madre Gina Mamertino, che ricevette un trapianto di fegato. Nel libro sono presenti due prefazioni: la prima scritta da Matteo Donataccio, il medico che seguì la mamma in questo percorso, che ha descritto l’ancestrale paura dell’uomo per l’ignoto e per la malattia e la speranza che lo sviluppo della medicina ha dato, anche attraverso il trapianto degli organi; la seconda scritta da monsignor Giuseppe Fiorini Morosini che definisce la donazione degli organi l’atto di amore più grande che può essere fatto, paragonandolo alla morte in croce di Gesù che ci ha donato il suo corpo ed il suo sangue come viene ricordato nella celebrazione Eucaristica. Facendo riferimento a queste profonde prefazioni del libro, Gianluca Persico ha evidenziato come scienza e fede, in questa apparente contrapposizione che hanno in termini di metodi ed approcci, in realtà si mescolano e convivono soprattutto nei momenti che vivono i familiari ai quali viene chiesto il consenso per l’espianto, dove la medicina può essere veicolo tecnico per dare speranza ad altre famiglie e la fede viene vissuta in maniera intensa con la preghiera sia nella famiglia del donatore che nelle famiglie di chi è in attesa di trapianto. Da questa riflessione, Gianluca Persico ha concluso il suo intervento dicendo che forse non era un caso che per un convegno sulla donazione degli organi, tema con molti tratti riguardanti la medicina e la scienza, si sia scelto un luogo legato strettamente alla fede. Moderatore del convegno è stato Giuseppe De Fazio, che ha dapprima presentato gli ospiti auspicando che le testimonianze rese avrebbero portato ad una maggiore consapevolezza su un argomento di cui si parla, forse, troppo poco, citando le parole di Gesù nel Vangelo di Matteo: “Se qualcuno vuole venire dietro a me rinneghi sé stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà”. Il primo intervento è stato quello di Sebastiano Senese, presidente dell’Aido Intercomunale “Letizia Senese”, partendo dalla visione di un toccante film reportage sulla storia di sua figlia Letizia che ha compiuto, con la donazione degli organi, un “sublime gesto d’amore”. In particolare, il video riguardava la messa in onda di una puntata del programma televisivo “Alive” andato in onda su Rete 4 nel 2013, girata a San Pietro a Maida, appunto, sulla tragica scomparsa di Letizia Senese, la cui vita si è intrecciata indissolubilmente con le vite delle persone che hanno ricevuto i suoi organi ed in particolare nel video si parla della storia di Pino, calabrese anche lui, che ha ricevuto i reni di Letizia ritornando ad una vita normale dopo anni di dialisi e paura per il futuro. Il racconto di Senese ha puntato l’attenzione sul fatto che nelle situazioni difficili in cui le famiglie si trovano a decidere se acconsentire o meno alla donazione, scegliere di negare il consenso significa, oltre a perdere comunque il proprio caro, togliere la speranza a molte altre persone che avrebbero potuto ricevere gli organi. Era presente anche la presidente della sezione Aido di Lamezia Terme, Alessia Serra, che ha raccontato la propria esperienza, vissuta con la perdita della sorella Olga, anche lei donatrice, condividendo i sentimenti provati da Sebastiano e da lui raccontati. Il Convegno è proseguito con l’intervento di Graziella Perri, pneumologa presso l’Ospedale “Giovanni Paolo II” di Lamezia Terme, che ha affrontato il tema dal punto di vista medico spiegando le procedure che vengono messe in atto in caso che si manifestino le condizioni perché ai familiari possa essere chiesto l’assenso alla donazione. Perri ha parlato anche della propria esperienza essendo stata lei stessa donatrice, vivente, di parte del proprio fegato a sua figlia di pochi mesi di vita, cui era stata diagnosticata una rara malattia che non le avrebbe consentito una vita normale oltre a prefigurare epiloghi ben più gravi. Ha, poi, spiegato che nella sfortuna di questa vicenda, la sua può considerarsi una storia a lieto fine in quanto non in tutti i casi simili a questo si manifestano tutte le condizioni per consentire questo tipo di intervento. Molto toccante e commovente è stata la frase detta da Perri che ha sottolineato come sua figlia festeggi adesso due compleanni: quello anagrafico e quello coincidente con la data del trapianto. L’ultimo intervento dei relatori è stato quello di Giuseppe Isabella, presidente dell’Aiga (Associazione italiana giovani avvocati), che ha trattato il tema dal punto di vista giuridico analizzando le normative vigenti in materia di prelievi e trapianti di organi e tessuti, spiegando che l’Italia ha leggi in questo settore molto stringenti a tutela dei donatori e dei riceventi e illustrando le modalità previste per esprimere il consenso: mediante l’Asl di riferimento o il proprio medico di famiglia compilando un apposito modulo; attraverso l’iscrizione all’Aido i cui dati confluiscono direttamente nel Sit (Sistema italiano trapianti); con una dichiarazione scritta conservata tra i documenti personali o al momento del rinnovo della carta d’identità. L’avvocato ha poi parlato dell’esperienza vissuta in famiglia tramite la sorella che

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Concluso il progetto “La vita in Gioco”

Nei giorni scorsi presso l’Aula Magna dell’IC “Gianni Rodari” di Soveria Mannelli, ha avuto luogo la manifestazione di chiusura del Progetto “La Vita in gioco” promosso dal Movimento” Vivere In” in collaborazione con il SerD provinciale e la cooperativa Zarapoti di Catanzaro. L’esperienza progettuale si è arricchita strada facendo, anche dell’apporto dell’Ufficio di Pastorale per l’Educazione, la Scuola, l’Università della nostra diocesi, guidato da don Domenico Cicione Strangis, e, come sempre accaduto in questi lunghi anni di proposta didattica, è stato utilizzato lo strumento per eccellenza che è la mostra itinerante sull’Azzardo, che da lungo tempo si sposta lungo il territorio nazionale per sensibilizzare le nuove generazioni su questa forma emergente di dipendenza. L’istituzione scolastica guidata dalla dirigente Teresa Pullia, ha accolto con entusiasmo il percorso didattico, proponendolo alle tre classi A e B della sede di Soveria e C della sede di Carlopoli. Don Roberto Tomaino coadiuvato dai docenti  Maria Teresa Cardamone, Ivana Fiore, Cinzia Fiorenza, Roberta Lento, Vincenzo Martello e Antonio Guarino è stato il referente di tutte le attività programmate all’ interno del percorso didattico. Ad una prima fase di ascolto dei contenuti, durante la quale i ragazzi hanno interagito con Maria Rita Di Cello per “Vivere In”, Maria Rita Notaro per il SerD e Ampelio Anfosso per la cooperativa Zarapoti, ha fatto seguito una seconda fase esperienziale, che ha attivato tre laboratori all’interno dei quali ha preso vita la manifestazione finale, quale momento di verifica e di confronto. La giornata conclusiva animata completamente dai giovani allievi, ha visto la partecipazione, oltre che di tutti gli addetti ai lavori, del vice sindaco di Soveria Mannelli, Antonella Pascuzzi, della responsabile del SerD di Catanzaro, Giulia Audino, del responsabile regionale del movimento “Vivere In”, Antonino Leo, di don Domenico Cicione Strangis responsabile dell’Ufficio Diocesano. Gli elaborati e le argomentazioni, sono state presentate davanti ad un pubblico attento e partecipe, che ha fatto registrare anche la presenza di molti genitori, interessati all’argomento. L’inaugurazione della mostra allestita dai ragazzi, come sempre, ha suscitato molta curiosità ed interesse. La stessa, che rimarrà aperta al pubblico fino al 17 marzo, è stata impreziosita da alcune vignette prodotte dagli stessi allievi, coadiuvati da Ivana Fiore, producendo così una proficua attività di interazione. Nei giorni seguenti all’apertura, per poterla aprire alla cittadinanza tutta, la mostra verrà spostata presso il salone del santuario mariano Nostra Signora di Fatima, sempre a Soveria Mannelli. Movimento Vivere in (Lamezia Terme) The post Concluso il progetto “La vita in Gioco” first appeared on Lamezia Nuova.

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“Essere nel mondo e nella storia come comunità”

  Esserci come comunità che manifesta la presenza cristiana nella storia e nel mondo, l’impegno nella formazione,  il dialogo con la realtà di oggi a partire “da uno stile che è il nostro stile come comunità cristiana: quello dell’amore”. Queste alcune sollecitazioni indicate dal vescovo di Lamezia Terme monsignor Serafino Parisi che, nella giornata di ieri, è intervenuto all’iniziativa “La parrocchia, casa della comunità”, nel contesto delle celebrazioni per il centenario dell’istituzione della parrocchia della Beata Vergine del Carmine a Lamezia Terme. Sollecitato dalla giornalista Jessica Francesca Mastroianni, Parisi ha indicato le due sfide che la comunità parrocchiale, nella realtà di oggi, è chiamata ad abbracciare. “La prima sfida è quella di essere presenti nella realtà di oggi ed esserci come comunità, non come tanti individui isolati gli uni dagli altri – ha detto Parisi – Essere comunità è la modalità della nostra presenza nel mondo e nella storia. L’ecclesialità deve essere vissuta in modo comunitario, non in gruppi chiusi dove magari si sta bene a livello emotivo, non chiusi in cerchie ristrette che immaginano che la vita di fede possa essere vissuta da separati dal resto del mondo. Siamo chiamati ad essere aperti al mondo, a formarci nella comunità ecclesiale per essere costruttori di storia nuova e di relazioni nuove”. Da qui, quindi, “la grande sfida del futuro che è quella della formazione, da cui dipende la qualità della nostra presenza del mondo. Non c’è contrapposizione, come spesso si vorrebbe far passare, tra l’essere testimoni e l’essere maestri. Le due realtà si integrano ed è questa la scommessa del futuro per essere presenti nel mondo e raccogliere le sfide dell’oggi”. Dall’universo giovanile, sempre più distante dalla Chiesa e dalla fede, alle nuove realtà frutto dei fenomeni migratori e dei cambiamenti sociali, il vescovo Parisi individua “nel nostro stile cristiano, che è quello dell’amore, l’elemento che attira le persone. Pensiamo, come riportano gli Atti degli Apostoli, a ciò che si diceva delle prime comunità cristiane: “guardate come si amano.”  È l’amore la più grande forza attrattiva. Come possiamo pretendere che i giovani si avvicinino se, a volte, da queste nostre comunità noi stessi vorremmo scappare? Anche verso le persone di altre fedi presenti nella nostra comunità, ricordiamoci che noi non serviamo la persona pensando di portarla dalla nostra parte, ma per comunicare uno stile che è quello di Gesù Cristo, per far sentire all’altro che c’è una persona che si prende cura di lui e del suo futuro. È questo che rende la comunità cristiana attrattiva”. Dal presule, infine, un invito a “far funzionare bene gli organismi di partecipazione delle nostre realtà parrocchiali, affinché diventino l’espressione concreta della sinodalità e della corresponsabilità”. Il parroco don Pasquale Di Cello, nel ringraziare il vescovo Parisi per la sua presenza, ha ripercorso i momenti fondamentali e le tappe dei cento anni della parrocchia del Carmine e lo spirito dell’iniziativa che “vuole mettere al centro la parrocchia come scuola di fraternità”.   Salvatore D’Elia The post “Essere nel mondo e nella storia come comunità” first appeared on Lamezia Nuova.

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Morte mamma monsignor Schillaci, il cordoglio del Vescovo Parisi e della Chiesa di Lamezia

Il Vescovo di Lamezia Terme, monsignor Serafino Parisi, a seguito della morte della mamma di monsignor Giuseppe Schillaci, ha raggiunto telefonicamente il vescovo di Nicosia per esprimergli la sua vicinanza e quella della Diocesi di Lamezia.Monsignor Parisi, in questo particolare momento, insieme alla Chiesa di Lamezia, ai sacerdoti, ai consacrati ed alle consacrate, ai diaconi ed al popolo di Dio che è in Lamezia si unisce in preghiera accanto al Vescovo Giuseppe, già alla guida della Diocesi lametina, per la perdita della madre Lia, figura importante nel suo percorso sacerdotale.Confidando che Dio l’abbia già accolta tra le sue braccia, siamo accanto a monsignor Schillaci ed ai suoi familiari in questo triste momento ed affidiamo al Padre l’anima della propria congiunta nella certezza che “se viviamo, viviamo per il Signore e se moriamo, moriamo per il Signore. Sia dunque che viviamo o che moriamo, siamo del Signore (Romani 14:8)”. The post Morte mamma monsignor Schillaci, il cordoglio del Vescovo Parisi e della Chiesa di Lamezia first appeared on Lamezia Nuova.

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“La cura interviene sul momento concreto, il prendersi cura è indicazione di responsabilità nei confronti di un’altra persona”

“Mentre la cura interviene sul momento concreto, immediato ed aggredisce la malattia per vincerla, il prendersi cura è l’indicazione della responsabilità di una persona nei confronti di un’altra alla quale, responsabilmente, dice ‘io non guardo soltanto al tuo presente, ma io mi faccio carico del tuo futuro’, stabilendo una fidelizzazione tra il medico ed il paziente che va al di là della somministrazione di un farmaco”. Così il Vescovo, monsignor Serafino Parisi, intervenendo all’iniziativa sui due anni dalla realizzazione dell’Ambulatorio Solidale nella Cittadella della Carità. Monsignor Parisi, che ha parlato di “attenzione alla persona” invitando a “differenziare tra quella che asetticamente viene chiamata la cura della malattia dal prendersi cura della persona che è l’aspetto più importante”, ha poi ricordato le tappe che hanno portato alla concentrazione dei servizi della Caritas all’interno del complesso interparrocchiale San Benedetto realizzando, di fatto, la “Cittadella della carità” dove si può trovare dalla prima accoglienza mattutina con la colazione e/o la doccia, alla possibilità di poter lavare la biancheria, avere qualche cambio, consumare un pranzo poter essere visitati da specialisti. “Quello che ho detto all’inaugurazione dell’ambulatorio solidale – ha affermato al riguardo monsignor Parisi – è che doveva essere balsamo e pungolo: balsamo perché certamente entra in un settore che esprime grande attesa e soprattutto ci sono persone che sono arrivate per la loro prima visita specialistica; pungolo soprattutto per gli altri medici che volessero partecipare a questa avventura rendendo un servizio agli altri”. Don Fabio Stanizzo, presidente della Caritas, nel ricordare alcune fasi salienti per la realizzazione della Cittadella della Carità ha ricordato che “dai dati arrivati sia dalla Caritas che dagli assistenti sociali si avvertiva questa esigenza di tipo medico. Il Covid, poi, ci ha visti impegnati nell’effettuazione di tamponi al punto che l’area esterna del complesso interparrocchiale San Benedetto divenne un ambulatorio”. Poi l’incontro con alcuni medici con i quali si è avviato un percorso che ha portato alla realizzazione dell’ambulatorio solidale: “È stato così – ha detto al riguardo don Fabio – che abbiamo pensato di dare i locali che sono sopra la mensa della Caritas per la realizzazione degli studi medici ai quali, grazie anche alla Caritas nazionale, abbiamo donato pure un ecografo. In questi due anni, come abbiamo visto, sono state tante le persone che hanno avuto la possibilità di poter fare la loro prima visita specialistica e ciò rappresenta un dato positivo: riuscire a dare risposte a chi ha bisogno”. Presente all’incontro anche il vice presidente della Regione, Filippo Pietropaolo, che ha parlato di “una bella iniziativa nata a Lamezia Terme, una città che si è sempre distinta positivamente sul fronte delle politiche sociali. Da cittadino – ha aggiunto – sono arrabbiato come voi perché la politica ha creato questa situazione disastrosa della Sanità in Calabria e stiamo cercando di cambiare le cose, pur tra tanti ostacoli. Abbiamo carenze spaventose sul fronte della medicina territoriale. È lì che voi vi inserite, intervenendo sul fronte della carenza del sistema sanitario, soprattutto a livello territoriale. Grazie da tutti noi per quello che fate perché la vostra disponibilità e la volontà di mettere a disposizione la vostra competenza a favore degli altri è un patrimonio da valorizzare. La Regione – ha concluso – può supportare iniziative di questo tipo”. Ad apertura dei lavori, coordinati da Graziella Catozza, il presidente dell’Ambulatorio Solidale, Nicolino Panedigrano, ed alcuni componenti il direttivo, hanno ripercorso le fasi che hanno portato alla realizzazione degli ambulatori sottolineando come le presenze e le richieste in questi due anni siano andate crescendo. Nel corso della serata si è esibita la “Solidal soul band” che, composta da medici ed operatori sanitari dell’ambulatorio solidale è diretta dal maestro Elio Giovinazzo. Saveria Maria Gigliotti The post “La cura interviene sul momento concreto, il prendersi cura è indicazione di responsabilità nei confronti di un’altra persona” first appeared on Lamezia Nuova.

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“La nostra certezza è che Dio è misericordioso”

“Questa cenere, messa nel cuore dell’umanità, dice all’uomo che, partendo da ciò che è intimo, essenziale e prioritario, si può davvero godere della grandezza che viene da una caratteristica specifica di Dio che dobbiamo, ancora una volta, con la cenere, depositare nel centro della nostra esistenza: la Sua Misericordia”. Così il Vescovo, monsignor Serafino Parisi, nell’omelia del Mercoledì delle Ceneri. “La nostra certezza – ha aggiunto – è che Dio è misericordioso. E la cosa che non accettiamo di più è che Lo è con tutti, anche con quelli che hanno fatto del male a me, che mi sono antipatici, che non posso vedere. Dio è misericordioso con tutti perché la Misericordia di Dio è la certezza del nostro perdono, della vostra vita e della nostra gioia. Per cui, andiamo verso la Pasqua lasciandoci orientare da questa Parola che alimenta e sostiene per le cose vere la nostra vita”. “La Parola di Dio che questa sera ci introduce nel grande cammino della Quaresima – ha detto monsignor Parisi -, si presenta a noi con un occhio ampio: c’è da una parte l’ambito esteriore e dall’altra un luogo più intimo, un ambito interiore. Tutte e tre le letture fanno appello alla sapienza dell’uomo perché possa ritrovare e ritrovarsi dentro questo contesto segreto. Addirittura, dice il brano del Vangelo ‘e il Padre tuo che vede nel segreto ti ricompenserà’. La prima lettura, tratta dal libro del Profeta Gioele, afferma esattamente questo ‘ritornate a me – dice il Signore – con tutto il cuore’ perché sa che per noi è facile prendere altre destinazioni. Lo sa dal momento della Creazione da quando, avendoci consegnato il giardino da custodire con l’indicazione di rispettare quei termini entro i quali costruire la nostra libertà, la bellezza e la gioia della nostra vita, fin da allora l’umanità ha voluto prendere un cammino diverso. E, allora, si tratta di ritornare al Signore. Ognuno di noi lo sa, però rimane difficile dire quali sono i punti dell’allontanamento nostro dal Signore. Io credo che il primo sia quello del rifugio dentro lo spazio angusto ed asfittico del nostro individualismo, della nostra chiusura: lì non c’è Dio. Il Signore si trova andando verso gli altri, nell’apertura nei confronti degli altri, con quell’atteggiamento di generosità, di dono, di cura dell’altro. Quindi, in un certo senso, il Signore ci sta dicendo: se voi volete tornare a me con tutto il cuore, vi dovete di fatto allontanare da me per trovarmi negli altri. È questa la logica. Ritornare al Signore con tutto il cuore, non significa tanto fare delle opere per autocompiacersi, quanto piuttosto per recarci presso gli altri, recuperando ciò che è essenziale, prioritario: noi ci perdiamo in tante cose e perdiamo di vista il riferimento certo”. “Nella prima lettura – ha aggiunto monsignor Parisi – , il Signore ci dice ‘laceratevi il cuore’, non le vesti. Appunto, dicendo che se noi facciamo semplicemente un esercizio scenico esteriore di lacerazione, cioè di rottura, allora questo non serve a nulla e non servirà mai. Sbandierare le cose che si fanno non serve a nulla. Serve, invece, fare quelle cose in silenzio perché il Padre che vede nel segreto sa quello che deve fare. Quando l’uomo lacera il cuore e non le vesti, cioè quando evita tutto l’aspetto, l’apparato pubblicitario e invece recupera il senso profondo di sé e dentro questo senso profondo di sé fa entrare il Signore, allora nel cuore lacerato, nel cuore squarciato è come se il Signore volesse fare per noi un’operazione a cuore aperto: apre il cuore e ci mette dentro cenere. Immaginate un fuoco fortissimo che consuma tutto ed alla fine quel fuoco che consuma lascia la cenere che è la traccia di un fuoco che c’è stato, come per noi è la traccia della nostra finitudine. Però, è proprio quella cenere che indica il nostro limite, la nostra fine, la nostra fragilità” come le guerre, l’ingiustizia, il dolore, la malattia, la sofferenza che, ha concluso monsignor Parisi, “sono segni della nostra piccolezza”. Saveria Maria Gigliotti The post “La nostra certezza è che Dio è misericordioso” first appeared on Lamezia Nuova.

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