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In primo piano, Mons. Vittorio Moietta, Vita Diocesana

Beatificazione mons. Moietta; il postulatore: “Il Vescovo Vittorio è stato un vero pastore missionario”

  Di seguito il testo integrale del saluto del Postulatore, don Marco Mastroianni, alla sessione di chiusura dell’inchiesta Diocesana sulla vita, le virtù, la fama di santità e di segni del Servo di Dio Mons. Vittorio Moietta Carissimi, un benvenuto e un saluto di cuore a tutti voi, anche a quanti ci seguono attraverso i canali social e attraverso Esse tv. Ci troviamo oggi riuniti nella Sala Giovanni Paolo II del nostro Seminario vescovile, in questa circostanza sede della Sessione di chiusura dell’Inchiesta diocesana sulla vita, le virtù, la fama di santità e di segni del Servo di Dio Vittorio Moietta, Vescovo. E’ un giorno di festa e di gioia per tutta la Chiesa ed in particolare per la nostra Diocesi che lo ha avuto quale suo Pastore e, mi permetto di aggiungere, anche per la Diocesi di Casale Monferrato che ha dato i natali al Servo di Dio. Ringraziamo il Signore per il dono della vita e del ministero sacerdotale ed episcopale del Vescovo Vittorio, e per il dono della santità, questo seme che Dio ha piantato nel cuore di ognuno il giorno del nostro battesimo. Mi sembra importante richiamare a questo proposito un pensiero di Papa Francesco sulla santità, che è particolarmente significativo per il nostro cammino di fede. Così afferma il Papa: “La santità non è un programma di sforzi e di rinunce, non è una ginnastica spirituale, ma è anzitutto la scoperta di essere figli amati da Dio e ricevere gratuitamente il suo amore e la sua misericordia. Questo dono divino che riceviamo ci apre alla riconoscenza e ci consente di fare esperienza di una gioia grande che non è l’emozione di un istante o un semplice ottimismo umano ma è la certezza di poter affrontare ogni situazione sotto lo sguardo amoroso di Dio con la grazia e l’audacia che provengono da Lui”. Lo aveva capito bene Mons. Moietta che, con l’animo profondo di chi si sente amato da Dio, ha voluto da subito farsi egli stesso strumento per mettere in circolo questo amore. Nella sua Prima Lettera Pastorale affermava: “Vi amerò come un Padre. Vi darò il mio tempo, la mia salute, le mie ansie e le mie gioie. Avvicinerò i sofferenti, i bambini. Conquisterò il diritto di pascere le vostre anime con l’amore che vi porterò”. Queste parole ascoltate oggi dopo più di sessant’anni e proprio in questo contesto, assumono una portata innegabilmente profetica. Resta di questo Vescovo il tratto rassicurante e ammirevole di un uomo di fede ferma, di speranza certa e di profonda carità che ha lasciato un segno indelebile prima nel suo ministero sacerdotale in alcune comunità del Monferrato e nel Seminario Maggiore di Casale, poi nella sua breve permanenza come Vescovo – fortemente voluto da San Giovanni XXIII – di questa nostra Diocesi. Ma cosa, al di là del forte affetto e della profonda ammirazione che – come dimostra il nostro essere qui – superano il tempo e le generazioni, rende il Servo di Dio Vittorio Moietta ancora attuale? Qual è il messaggio che la sua esperienza di vita può offrire oggi alla Chiesa? Tutto si innesta e prende vita dall’intramontabile testimonianza di un uomo davvero di Dio, e quindi perché tale, anche davvero per gli uomini. Partendo da questo terreno fertile, il Servo di Dio si è distinto per la capacità largamente riconosciutagli, di essere un uomo di dialogo. Lo ha mostrato in particolare nella disponibilità ad essere un costruttore di ponti con quelle realtà sociali, culturali ed anche politiche con le quali nella sua epoca non era affatto facile né scontato entrare in relazione liberi dal pregiudizio. Il Servo di Dio lo ha fatto con la semplicità e la spontaneità evangelica della guida che punta anzitutto a creare relazioni belle e rispettose, lasciando testimoniare ad esse la fede che anima il suo cuore. Il Vescovo Vittorio è stato poi un vero pastore missionario, animato da un irrefrenabile zelo per quelle periferie fisiche ed esistenziali alle quali oggi la Chiesa va incontro come espressione di fedeltà al Vangelo, ma allora più facilmente emarginate e bistrattate. Ne era ben consapevole Mons. Moietta che in breve tempo, pur nella ristrettezza di mezzi, girò in lungo e in largo il territorio della Diocesi che gli era stata affidata, lasciando un segno indelebile in chiunque lo incontrasse. Una propensione, la sua, fortemente connessa alla volontà di puntare allo sviluppo integrale di ogni fratello, nella consapevolezza che la povertà può assumere molti volti, e tenacemente animata dalla profetica ribellione di chi sente il dovere di impegnarsi per la realizzazione di un mondo più vicino alla creazione di Dio. Mons. Moietta, antesignano del Vaticano II, si è ancora distinto per essere stato un pastore attento alla formazione del clero e dei laici. Da ogni sacerdote, “uomo spogliato, crocifisso, mangiato”, egli attendeva il principio di un rinnovamento spirituale, esigendo, con paterna fermezza, generosità e slancio. Con occhi di grande speranza e promozione guardava poi ai laici, come presenza capace di essere fermento vivo nella società e origine di un mondo più giusto. In ultimo l’accettazione oblativa della sua sofferenza per il bene della Chiesa e dei sacerdoti, ci dona la testimonianza dello spessore spirituale di una vita totalmente consegnata a Dio: “Era troppo bello correre, lavorare, andare in mezzo ai bimbi… Ma corre per Dio chi sa fermarsi quando Dio lo ferma”. Gli aspetti finora evidenziati, insieme a molti altri che esprimono la ricchezza che la figura di Mons. Moietta può offrire, sono stati ulteriormente messi in luce ed approfonditi grazie al lavoro certosino e meticoloso di quanti hanno preso parte all’Inchiesta che oggi, con questo momento solenne, volge alla chiusura. Pertanto, come Postulatore della Causa, sento di rivolgere un sincero ringraziamento ai componenti del Tribunale istituito dal nostro Vescovo, nelle persone del Delegato Episcopale, del Promotore di Giustizia e del Notaio. Grazie per il vostro lavoro dedito e paziente. Ai componenti della Commissione Storica, una commissione “interregionale”, “interdiocesana”, che ha saputo, nonostante la distanza geografica, lavorare con precisione e puntualità, oltre che con grande

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In parrocchia San Raffaele al via festeggiamenti per XXV oratorio Frassati

Con un quadrangolare di calcio a 5 tra una rappresentanza della Guardia di Finanza, dell’Associazione Arbitri, dell’Ente Sordomuti e dei mister dell’Oratorio Frassati, ieri hanno avuto inizio i festeggiamenti per il 25/mo anniversario di fondazione del medesimo Oratorio, che opera nella Parrocchia San Raffaele Arcangelo di Lamezia Terme, con lo scopo di favorire l’educazione e la crescita umana e spirituale delle nuove generazioni, attraverso il gioco del calcio. Si sono fatti coincidere i festeggiamenti con la celebrazione della VII edizione del Memorial Paolo Giuseppe Serrato, che del medesimo Oratorio è stato animatore, fino alla sua scomparsa in seguito ad un incidente stradale. Il programma prevede, oltre al quadrangolare di giovedì sera, il coinvolgimento dei ragazzi (settore pulcini) di diverse scuole calcio del comprensorio lametino, che disputeranno un torneo nella giornata di domenica 22 nel campo parrocchiale di calcetto. Anche l’associazione Lucky Friends sarà coinvolta per una partita amichevole. Nella stessa giornata il cortile sarà aperto a bambini e ragazzi che, accompagnati dalle famiglie, vorranno divertirsi con Gonfiabili e altri giochi. Il tutto si concluderà con la S. Messa alle ore 18.30 presieduta dal Vescovo di Lamezia Terme monsignor Serafino Parisi, cui seguirà la premiazione di tutti i partecipanti al Memorial. L’inserimento dell’anniversario nel contesto della novena della festa patronale di San Raffale mette in risalto l’affetto di tutta la parrocchia nei confronti dell’Oratorio Frassati calcio. Il parroco don Giuseppe Montano esprime gratitudine a tutti i mister dell’Oratorio Frassati che in tanti anni hanno generosamente e gratuitamente contribuito a far sì che l’Oratorio fosse uno spazio educativo significativo per tantissimi bambini, ragazzi e giovani. Gratitudine viene espressa per la collaborazione anche all’Associazione Italiana Arbitri (sezione di Lamezia), alla Guardia di Finanza (Gruppo di Lamezia e Comando Provinciale), ai dirigenti regionali, provinciali e locali della Figc, ai partecipanti e a tutti coloro che in vari modi hanno contribuito alla realizzazione dell’evento. Un grazie speciale alla famiglia di Paolo. The post In parrocchia San Raffaele al via festeggiamenti per XXV oratorio Frassati first appeared on Lamezia Nuova.

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Chiude Inchiesta diocesana su vita, virtù e fama di santità e segni del Servo di Dio mons. Vittorio Moietta

È stata convocata per sabato 21 settembre la Sessione di chiusura dell’Inchiesta diocesana sulla vita, le virtù, la fama di santità e di segni del Servo di Dio Mons. Vittorio Moietta (Vescovo di Nicastro dal 1961 al 1963), con la quale si è avviata la fase istruttoria relativa all’escussione dei testimoni da parte degli Officiali dell’Inchiesta (il Delegato episcopale, Mons. Tommaso Buccafurni, il Promotore di giustizia, don Gigi Iuliano, ed il Notaio, Sig. Gianfranco Fiorenza). La sessione di apertura e quella di chiusura sono le uniche due fasi del processo diocesano nelle quali è permessa la partecipazione dei fedeli che, però, devono astenersi da ogni atto che possa indurre il popolo di Dio ad associare tale evento ad una automatica e conseguente beatificazione. Sabato, quindi, si conclude la cosiddetta fase diocesana dell’Inchiesta e tutto il materiale raccolto in questi mesi sarà consegnato a Roma al Dicastero delle Cause dei Santi dal Postulatore della Causa, il Rev. Sac. Marco Mastroianni. Presso il Dicastero un Relatore guiderà il Postulatore nella preparazione della Positio, cioè del volume che sintetizza le prove raccolte in Diocesi; è la cosiddetta fase romana del processo. La Positio deve dimostrare con sicurezza la vita, le virtù o il martirio e la relativa fama del Servo di Dio. Essa sarà studiata da un gruppo di Consultori Teologi del Dicastero. Se questi voti saranno favorevoli (almeno in maggioranza qualificata), la Positio sarà sottoposta a un ulteriore giudizio dei Vescovi e Cardinali Membri del Dicastero. La Sessione, convocata nella Sala Giovanni Paolo II (ex Seminario Vescovile) si aprirà alle ore 17.00 con la recita dei Vespri, cui seguirà la chiusura dell’Inchiesta. Al termine, all’interno del Museo Diocesano, sarà inaugurata una sezione dedicata a Mons. Moietta. L’incontro sarà trasmesso in diretta su EsseTv canali 98 e 112 sul canale youtube e pagina facebook della stessa emittente, sul canale youtube e sulla pagina facebook della Diocesi di Lamezia Terme. Saveria Maria Gigliotti The post Chiude Inchiesta diocesana su vita, virtù e fama di santità e segni del Servo di Dio mons. Vittorio Moietta first appeared on Lamezia Nuova.

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Il messaggio del Vescovo agli studenti per l’avvio del nuovo anno scolastico: “Il link giusto per la scuola e la vita? Quello tra cervello, cuore, occhi e mani”

  Sarà l’anno dell’intelligenza artificiale, quello che i ragazzi si apprestano a vivere con il rintocco della prima campanella. Una tecnologia pervasiva che finirà inevitabilmente per mutare l’approccio allo studio e alla conoscenza. Una vera e propria rivoluzione a cui forse non siamo ancora pronti dal punto di vista antropologico e psicologico. Ecco perché è importante mantenere fermo il timone dell’Humanum per evitare di perdersi tra le onde di un oceano vasto, sconosciuto e non privo di pericoli. È questo il senso della lettera che monsignor Serafino Parisi, vescovo di Lamezia Terme, ha rivolto agli studenti in apertura del nuovo anno scolastico. Un invito affinché fra i tanti link che i ragazzi utilizzeranno per videoconferenze, libri digitali, mail e servizi vari, non smarriscano quello più essenziale: il collegamento che connette cervello, cuore, occhi e mani. Quella “connessione interna – scrive il Vescovo ai ragazzi – che abita dentro ciascuno di Voi e che Vi garantisce, quando state bene, di restare vigili, lucidi, reattivi, proattivi e non resilienti, padroni della Vostra volontà e della capacità di autogovernarVi […]. Solo se questo sistema di connessione – o, per meglio dire, di ‘inter-connessione’ – resta funzionante, sarete in grado di fronteggiare altre connessioni e di raggiungere gli obiettivi prioritari, al netto di quelli che molto spesso sono orientati allo sfruttamento e al cumulo spietato del lucro di chi gestisce tali sistemi e potrete farlo senza restarne ‘stirati’, manipolati e violentati dal potenziale dirompente di questa tecnologia che, fra l’altro, rischia di favorire – se non proprio determinare – la privazione della interazione umana”. Il Vescovo parla ai ragazzi con sollecitudine paterna delle nuove forme di schiavitù che le nuove frontiere del digitale finiscono inevitabilmente per costruire. Gli algoritmi sono efficaci ma non possono leggere il cuore dell’uomo e pertanto possono essere spietati. Il riferimento è diretto alle nuove forme di lavoro che stanno caratterizzando la nostra epoca e che spesso vedono proprio i giovani vittime di un nuovo sistema di sfruttamento che qualcuno ha definito figlio del ‘tecnofeudalesimo’: “Pensate ai numerosi servizi come quelli che, ad esempio, ci fanno arrivare la pizza a casa, o altra merce ordinata: essi si servono di algoritmi che calcolano i tempi di consegna per i rider – ragazzi poco più grandi di voi – che con il motorino fanno le consegne a qualsiasi ora per guadagnare qualcosa. L’algoritmo non tiene conto dei bisogni più umani e scontati che anche tu, che mi leggi, hai. Ordina i ritmi e l’uso dei minuti trasformando i dipendenti in robot. A te chiedo come tu possa sentirti se omologato ad un robot. Ritieni ancora che un algoritmo possa prevedere, leggere il contesto e, per dirlo in breve, rispettare i bisogni più umani delle persone?”. È da qui che muove l’invito di monsignor Parisi a saper leggere il contesto, quella capacità tipicamente umana che consente di sfuggire al determinismo degli algoritmi: “È importante restare lucidi e capaci di leggere sempre, fino al nostro ultimo respiro, il contesto – scrive agli studenti –. È la lettura del contesto il tratto prezioso e irripetibile che connota il sano fare degli uomini, che mette insieme la capacità di leggere dentro le cose, collegando cervello, cuore, occhi e mani”.   Il testo integrale del messaggio   Carissimi ragazzi e ragazze, permettetemi di essere dei Vostri nel momento in cui prende vita questo nuovo anno scolastico. Vi comunico subito il mio desiderio mentre vi raggiungo, ormai per il terzo anno consecutivo, con questo scritto: vorrei che le provocazioni che depongo nella Vostra cassetta degli attrezzi Vi servissero per l’esperienza scolastica ma soprattutto per la vita. L’attrezzo che quest’anno vorrei consegnarvi è “immateriale”, non si tocca né si vede: è la connessione che vorrei aveste tra cervello, cuore, occhi e mani. Non come quella che maneggiate ogni giorno, in ogni ora, per restare connessi con “il mondo”. Penso invece, come dono, alla connessione interna che abita dentro ciascuno di Voi e che Vi garantisce, quando state bene, di restare vigili, lucidi, reattivi, proattivi e non resilienti (ma di questo ne parleremo), padroni della Vostra volontà e della capacità di autogovernarVi. Si tratta di un sofisticato sistema che non si vede, ma di cui si conoscono i suoi effetti, molti positivi ma tanti altri negativi. Solo se questo sistema di connessione – o, per meglio dire, di “inter-connessione” – resta funzionante, sarete in grado di fronteggiare altre connessioni e di raggiungere gli obiettivi prioritari, al netto di quelli che molto spesso sono orientati allo sfruttamento e al cumulo spietato del lucro di chi gestisce tali sistemi e potrete farlo senza restarne “stirati”, manipolati e violentati dal potenziale dirompente di questa tecnologia che, fra l’altro, rischia di favorire – se non proprio determinare – la privazione della interazione umana. Eccessivo questo mio dire? Pensate ai numerosi servizi come quelli che, ad esempio, ci fanno arrivare la pizza a casa, o altra merce ordinata: essi si servono di algoritmi che calcolano i tempi di consegna per i rider – ragazzi poco più grandi di voi – che con il motorino fanno le consegne a qualsiasi ora per guadagnare qualcosa. L’algoritmo non tiene conto dei bisogni più umani e scontati che anche tu, che mi leggi, hai. Ordina i ritmi e l’uso dei minuti trasformando i dipendenti in robot. A te chiedo come tu possa sentirti se omologato ad un robot. Ritieni ancora che un algoritmo possa prevedere, leggere il contesto e, per dirlo in breve, rispettare i bisogni più umani delle persone? Mettiamoci pure che tra i rilievi che possono essere mossi sugli algoritmi vi è quello che ci induce a riflettere sulla loro persistente capacità di farci vedere ciò verso cui abbiamo dimostrato interesse, rafforzandoci nelle nostre convinzioni (anche se errate) e non consentendoci di aprirci al confronto – in vista di un affrancamento, se necessario – e alla conseguente crescita come – detto con fermezza – solo lo studio può fare. In fondo la scuola è un viaggio e il viaggiare ci espone all’ignoto e quindi al rischio

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Il vescovo Parisi è il nuovo moderatore dell’Istituto Teologico Calabro

Nel Seminario Vescovile di San Marco Argentano mercoledì 11 settembre, alle ore 10:00 si è svolta la prima sessione ordinaria della Conferenza Episcopale Calabra per il nuovo anno pastorale 2024/25. Erano presenti i vescovi ordinari, eccetto S.E. Mons. Checchinato e S.E. Mons. Oliverio, assenti giustificati. Erano presenti altresì gli Emeriti S. E: Mons. Renzo, S.E. Mons. Milito e S.E. Mons. Bonanno. I vescovi hanno espresso il loro rammarico per la partenza di S.E. Mons. Angelo Raffaele Panzetta, eletto come arcivescovo coadiutore della sede metropolitana di Lecce, ma hanno accolto anche con gioia questa sua nomina, gli hanno assicurato la loro preghiera e i loro auguri vivissimi per il nuovo servizio pastorale. Contestualmente, essi hanno eletto come suo successore in quanto Moderatore dell’Istituto Teologico Calabro S.E. Mons. Serafino Parisi. I vescovi hanno riflettuto su diversi temi riguardanti le Chiese di Calabria, afferenti al grande tema dell’educazione: del processo ormai quasi portato a compimento del nuovo Istituto Teologico Calabro intitolato a S. Francesco da Paola, del nuovo Seminario e del progetto formativo; si è parlato della formazione dei Seminaristi alla missione in previsione del Convegno Nazionale dei Seminaristi che si svolgerà a Reggio Calabria dal prossimo 26 febbraio al 1 marzo; della cura dei presbiteri e delle coppie in crisi, anche alla luce di Amoris Laetitia; del problema dell’usura, sempre più preoccupante nella nostra Regione e della eventuale istituzione di un coordinamento regionale delle Fondazioni Antiusura. Particolare attenzione si è data al tema della tutela dei minori, approvando il programma regionale di formazione del nuovo anno per tutti i membri della Comunità ecclesiale Si è convenuto, inoltre, sull’importanza di dare risposte comuni e condivise su varie tematiche pastorali, valorizzando anche l’apporto delle Commissioni regionali: si è iniziato con la Caritas, procedendo fra l’altro alla designazione del nuovo Direttore/Segretario della Commissione nella persona di don Mario Marino, della diocesi di Cassano all’Jonio. The post Il vescovo Parisi è il nuovo moderatore dell’Istituto Teologico Calabro first appeared on Lamezia Nuova.

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“Consegnare la propria vita per amore perché possa nascere storia nuova”

“Il martirio di una vita consegnata per amore come quella di San Teodoro è quella Parola buona che dice che, dentro la storia, c’è bisogno di “donare il sangue” ma non il sangue degli altri, non il sangue sparso per soddisfare un desiderio di supremazia e di potenza, ma il sangue del Crocifisso che convertì il cuore del centurione romano sotto la Croce, il segno di una vita donata e offerta per amore. E Gesù ci dice che nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici”. Così il vescovo di Lamezia Terme monsignor Serafino Parisi che, nella chiesa di S. Domenico, ha presieduto la celebrazione eucaristica in occasione dell’accoglienza della reliquia ex corpore di San Teodoro Martire, protettore dei soldati, alla presenza dei rappresentanti delle Forze dell’Ordine e delle autorità civili e militari. Soffermandosi sulla figura dei centurioni e sul loro ruolo nella tradizione cristiana, il vescovo Parisi ha sottolineato come “la loro figura abbia sempre avuto un duplice richiamo: quello del “nemico” e della conflittualità ma anche quello dell’integrazione.  Nel Vangelo di Marco, è un centurione romano che, ai piedi della croce, vedendo spirare Gesù, fa quella professione di fede che aveva già sconvolto il mondo giudaico e che poi avrebbe sconvolto il mondo greco e il mondo romano. Quel centurione, da “nemico” quale era considerato, consegna alle generazioni future il messaggio di una fede che è capace di elevare la persona umana. Perché questa è la fede cristiana: la possibilità di entrare nella storia, nei gangli vitali della società, con una Parola capace di donare vita e di costruire storia nuova”. E poi l’altra figura del centurione presente nei Vangeli, che va a supplicare Gesù per il suo servo che sta male, “emblema – ha proseguito Parisi –  di chi nella sua vita sconfigge la ritrosia, la resistenza e la chiusura, e si apre all’orizzonte universale del messaggio di Gesù aperto a tutti, la verità di una fede che guarisce l’uomo e soccorre l’umanità”. Nella tradizione cristiana, dunque, i centurioni ribaltano la loro funzione di uomini chiamati a combattere per affermare la loro grandezza e “si mettono a servizio di un messaggio nuovo, il messaggio di Cristo: non il morire dell’altro per affermare la mia supremazia e la mia grandezza, ma la consegna della mia vita perché dal dono della propria vita possa nascere storia nuova.  Il martirio è il dono della vita fino all’effusione del sangue perché quella vita donata sia seme di nuovi cristiani che facciano crescere la storia nella forza liberante del Vangelo”. “Di fronte agli attuali rigurgiti di un’idea di grandezza da affermare a tutti i costi, a discapito degli altri, dove ad essere sconfitta è tutta l’umanità – ha concluso il presule –  la vera battaglia da combattere è quella per una rivoluzione culturale che metta al centro l’amore. Solo l’amore costruisce perché l’offerta della vita per amore è capace di dare all’umanità possibilità per vivere, sperare e gioire.  Offrendo umanità, calore, comprensione, la dignità dell’altro viene elevata e  così si mette in pratica la forza del Vangelo. Solo così si costruisce un’umanità nuova segnata dall’amore crocifisso e risorto del Signore Gesù”. Al termine della celebrazione, la reliquia di S. Teodoro è stata traslata verso l’omonima chiesa dove la comunità parrocchiale guidata da don Tonino Fiozzo vivrà tre giornate di preghiera e riflessione in preparazione al Giubileo. S.D. The post “Consegnare la propria vita per amore perché possa nascere storia nuova” first appeared on Lamezia Nuova.

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Il 6 settembre arrivo reliquia San Teodoro

L’Anno giubilare, ormai alle porte, farà vivere alla Chiesa intera un tempo carico di “Grazia”, e – senza alcun dubbio – lo donerà alla comunità santeodorenze di lamezia che avrà anche modo di scrivere importanti pagine della sua storia, proprio grazie al dono di un frammento del corpo del soldato martire San Teodoro, loro santo patrono. L’accoglienza del sacro frammento delle spoglie del santo martire Teodoro sarà resa ufficiale con la celebrazione liturgica prevista il prossimo venerdì 6 settembre, alle ore 11.00, nella chiesa di s Domenico, alla presenza delle autorità civili, religiose e delle forze militari dell’E.l. che affideranno al loro protettore la preparazione della giornata giubilare programmata per il prossimo 8-9 febbraio 2025, a Roma. La presidenza della celebrazione eucaristica sarà officiata dal vescovo della Diocesi lametina, Mons Serafino Parisi, e concelebrata da altri religiosi e sacerdoti. Come ogni anno, nella prima domenica di settembre, a Brindisi si festeggiano i patroni san Lorenzo e san Teodoro, questi è il primo patrono. Egli è stato un soldato (forse generale) proveniente dalla Turchia le cui spoglie, secondo alcune ricostruzioni storiche, furono donate alla città brindisina da Federico II, in occasione del matrimonio con Isabella di Brienne nella Cattedrale. Ai festeggiamenti hanno partecipato fedeli di altre comunità della diocesi lametina, ma soprattutto ne hanno preso parte molti fedeli della Parrocchia di S. Teodoro. La folta delegazione santeodorocense, insieme al loro parroco, don Antonio Fiozzo, hanno anche incontrato l’Arcivescovo della Diocesi brindisina, Mons. Giovanni Intini, al quale hanno consegnato una miniatura di San Teodoro e una medaglia commemorativa, coniata per l’occasione dell’accoglienza della reliquia di primo grado del loro patrono e protettore ( accoglienza programmata per venerdì 6 settembre p. v.) che lo stesso Arcivescovo – viste le motivazioni pastorali descritte nell’istanza sottoscritta dal vescovo della Diocesi lametina, Mons. Serafino Parisi – ha donato alla comunità parrocchiale di S. Teodoro che si prepara all’ormai vicino Anno Giubilare ordinario, il venticinquesimo della Chiesa Cattolica, che ha come messaggio centrale «la speranza non delude» (Rm 5,5). Speranza fondata sull’amore di Cristo e di cui testimoni convincenti sono i santi e, sopra tutti, i martiri. Infatti, nella Bolla d’indizione all’Anno Santo, Spes non confundit, Papa Francesco parla delle difficoltà e delle sfide che nell’attuale momento storico la famiglia umana deve fronteggia e invita tutti a guardare l’esempio carico di speranza dei martiri: “La testimonianza più convincente di tale speranza ci viene offerta dai martiri, che, saldi nella fede in Cristo risorto, hanno saputo rinunciare alla vita stessa di quaggiù pur di non tradire il loro Signore. Essi sono presenti in tutte le epoche e sono numerosi, forse più che mai, ai nostri giorni, quali confessori della vita che non conosce fine. Abbiamo bisogno di custodire la loro testimonianza per rendere feconda la nostra speranza”. E tra la schiera dei santi martiri vi troviamo anche San Teodoro, a cui nei tempi passati sono state dedicate molte chiese. Come anche la storica chiesa parrocchiale del rione più antico della Diocesi lametina.   don Antonio Fiozzo The post Il 6 settembre arrivo reliquia San Teodoro first appeared on Lamezia Nuova.

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“Chiamati, come Maria, ad accogliere il Figlio di Dio nella nostra vita e a regalarlo all’umanità”

“Partecipare alla Comunione, mangiare lo stesso Pane che è il Corpo di Gesù vuol dire essere chiamati, proprio come Maria, ad accogliere il Figlio di Dio nella nostra vita, nella nostra carne, e a regalarlo all’umanità. E come regaliamo Gesù all’umanità? Entrando nel mondo e nella storia con la forza della speranza, vivendo come testimoni di amore, di giustizia, di gioia”. Così il vescovo di Lamezia Terme monsignor Serafino Parisi che, nel giorno della festa della Madonna della Quercia di Visora, ha presieduto il solenne pontificale nella basilica minore di Conflenti. “Noi veniamo ai piedi della Madonna di Visora – ha proseguito Parisi – con le nostre attese, le nostre speranze, le nostre preoccupazioni. Noi veniamo qui per consegnare al Padre, attraverso le mani della Madre, le nostre preghiere: penso a chi ha una malattia, a chi ha perso il lavoro, a chi attende giustizia, a chi ha perso la pace in famiglia.  Certamente il Signore accoglie il nostro grido che viene dal bisogno, ma noi veniamo qui soprattutto perché c’è Lui, il Signore, che ci convoca, che ci chiede di  riunirci in una sola famiglia vivendo nella logica dell’amore, per  donare agli altri e accogliere dagli altri ciò che gratuitamente abbiamo ricevuto: l’amore di Dio”. Soffermandosi sulla liturgia della ventunesima domenica del tempo ordinario, il presule ha sottolineato come “anche noi siamo convocati da una forza attrattiva che viene dal Signore Gesù, dalla sua Parola, capace di riunire insieme persone diverse da posti diversi. Ma questa attrazione deve poi diventare una decisione. Noi credenti siamo chiamati a una scelta, come quella che Giosuè chiede al popolo, come quella che Gesù chiede ai suoi apostoli nel Vangelo di oggi. Siamo convocati da Gesù perché, mangiando il suo corpo e il suo sangue, noi vogliamo vivere la sua stessa donazione, il suo stesso servizio. Ecco perché Gesù pone quella domanda ai suoi apostoli: volete andarvene anche voi? Fate anche voi una scelta. Tante persone seguivano Gesù perché – come dice Gesù stesso – vedendo la moltiplicazione dei pani e dei pesci, pensavano di aver risolto tutti i problemi della loro esistenza. Ma quel pane è un segno che rimanda a Gesù, che dice: “io sono il Pane della Vita”. Il segno del pane è indicazione di un’esistenza donata totalmente per amore”. “Uscendo da qui, dentro le nostre difficoltà, dobbiamo poter gridare al mondo la nostra gioia – ha concluso il vescovo Parisi – la gioia di una vita appagata, risolta. La gioia vera che viene dal Signore che ci è vicino e non ci abbandona mai. Auguro a tutti voi di poter essere giorno per giorno, nel mondo, portatori di gioia, della nostra gioia. E poi il passo successivo che è la cosa più bella: essere capaci di gioire della gioia degli altri, essere felici quando l’altro è felice.”. S.D. The post “Chiamati, come Maria, ad accogliere il Figlio di Dio nella nostra vita e a regalarlo all’umanità” first appeared on Lamezia Nuova.

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“Solennità Assunzione punto arrivo nostra professione di fede”

“La solennità dell’assunzione di Maria per noi credenti è come l’indicazione del punto di arrivo della nostra professione di fede, della nostra vita. Il Signore nella Assunzione di Maria ci indica la meta della nostra speranza”. Così il Vescovo, monsignor Serafino Parisi, durante la celebrazione della santa Messa al Santuario di Dipodi nel giorno della vigilia della festa dell’Assunzione. “All’inizio del compimento della storia della salvezza – ha aggiunto il Vescovo – , subito dopo Cristo, collegata a Cristo c’è la Vergine Maria. Ecco perché ci viene indicata questa meta della nostra speranza: è praticamente il compimento del desiderio vero, autentico dell’umanità. Perché noi credenti non abbiamo altri desideri autentici se non quelli che sono riassunti nell’unica grande aspirazione di essere in Dio. La nostra vicenda è chiusa dentro questo grande abbraccio: noi veniamo dall’amore di Dio, tendiamo verso l’amore di Dio, viviamo per amore, per la Misericordia di Dio e saremo domani in Dio, dentro il mistero del suo amore. Questa è la grandezza della solennità che noi celebriamo questa sera. Maria, che dopo Cristo è la prima delle creature che già si trova dentro la condizione nella quale anche noi un giorno – lo speriamo – ci troveremo: ecco la nostra meta. Nella visione Cristiana Cattolica, non di quelli che si autoproclamano come i cattolicissimi della domenica, esiste un impegno quotidiano, storico, concreto dentro questa realtà perché il Signore ha scelto, attraverso la Vergine Maria, di diventare uomo, ossia uno di noi. Non ha disprezzato di venire dentro la carne dell’umanità per dire alla carne dell’umanità, cioè, ad ognuno di noi, che c’è la possibilità della redenzione, della salvezza, dentro quell’intreccio tra la fede, la speranza e la carità. È un intreccio di fede fondata sulla resurrezione del Crocifisso, di quella speranza di essere in Dio. Ma la speranza del nostro futuro si costruisce giorno per giorno dentro la nostra realtà attraverso il mistero grande della carità. Quindi, la nostra esistenza credente è intessuta così: da una parte c’è la fede, dall’altra parte c’è la speranza tenute insieme dalla carità. “Oggi – ha proseguito monsignor Parisi – è il 14 agosto e la Chiesa ricorda la memoria di San Massimiliano Kolbe. Una delle frasi più belle, più espressive della vita di San Massimiliano Kolbe è ‘solo l’amore crea’. Cioè, noi abbiamo la possibilità di generare storia nuova attraverso il servizio della carità, mettendo dentro la nostra vita tutte quelle connessioni di amore che sanno davvero fare l’umanità nuova, bella, proprio con quella caratteristica che è il segno distintivo di Dio che è la gioia. È la gioia del Vangelo, che è lieta notizia, buona novella, cioè annuncio di gioia. Il segno distintivo di noi cristiani, quindi, è la gioia che vuol dire una vita piena, gratificata, risolta, riuscita. Ciò non vuol dire che non ci siano le difficoltà, che non ci siano i problemi, la sofferenza, il dolore. Vuol dire che nel mistero di Dio, con la forza della fede, dentro l’orizzonte della speranza che ci impegna a vivere il tempo presente nella carità, anche le situazioni difficili possono essere illuminate e affrontate: proprio come quella lotta tra il drago e la donna di cui parla l’Apocalisse, tra il bene e il male che può essere affrontata con quella stessa forza che fa vincere sempre, che fa nascere quella novità che viene da Dio. “Ciò che viene da Dio – ha concluso il Vescovo – per noi uomini è parola di speranza, di vita, di gioia. Ecco perché guardando alla Vergine Maria io invito tutti a lavorare concretamente nella storia con la forza della Carità perché l’amore, solo l’amore crea, solo l’amore crea storia nuova, possiamo dire solo l’amore crea umanità gioiosa e l’umanità che gioisce già gusta un po’ di Paradiso”.   Saveria Maria Gigliotti The post “Solennità Assunzione punto arrivo nostra professione di fede” first appeared on Lamezia Nuova.

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