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In primo piano, La Parola del Vescovo, Vita Diocesana

Vescovo a giornata conclusiva Grest della parrocchia della Beata Vergine Addolorata

Il Vescovo, monsignor Serafino Parisi, nel giorno della chiusura di questa esperienza, ha fatto visita agli oltre 400 partecipanti, tra bambini e ragazzi della scuola primaria di primo e secondo grado, al Gruppo ricreativo estivo (Grest) della parrocchia della Beata Vergine Addolorata (Pietà) che ha avuto come tema “un’estate di pace e di gioia”. Le giornate dei giovani partecipanti sono state scandite da un ricco programma di attività, tutte orientate a seminare armonia e ad accrescere lo spirito di collaborazione. L’entusiasmo che si è respirato negli spazi parrocchiali è stato contagioso a testimonianza, ancora una volta, della forza e dell’importanza delle iniziative formative e ricreative proposte dalla comunità che conta oltre 10mila anime, una città nella città. Il Grest, progetto di comunità per costruire la pace, è stato un vero e proprio laboratorio di crescita e divertimento, frutto della sinergia tra le diverse anime della parrocchia. Sotto la guida attenta del parroco, don Emanuele Gigliotti, e del viceparroco, don Osvaldo Gatto, con il supporto prezioso delle Suore e la passione contagiosa di un nutrito gruppo di animatori pastorali, i circa 400 ragazzi si sono immersi in un percorso che va oltre il semplice gioco. Grazie al tema scelto, la pace, i bambini e i ragazzi sono stati invitati a scoprire l’importanza del rispetto reciproco, della collaborazione e della gestione pacifica dei conflitti, imparando a essere veri costruttori di pace nella loro quotidianità. Le attività proposte sono state pensate per stimolare la creatività, l’ingegno e la socialità, sempre in linea con il tema prescelto per il Grest, perché la pace si impara facendo. Sono state giornate intense caratterizzate da giochi di squadra che hanno insegnato il valore dell’aiuto reciproco, laboratori creativi per esprimere le proprie idee sulla pace, canti e balli che uniscono. Naturalmente non sono mancati i momenti di riflessione e preghiera; in pratica, ogni giorno è stata un’occasione per imparare qualcosa di nuovo e significativo. L’atmosfera è stata quella di una grande famiglia, dove l’amicizia fiorisce e i valori cristiani vengono vissuti con semplicità e allegria. Il Grest 2025 della Parrocchia della Beata Vergine Addolorata (comunemente detta Pietà) non è stata solo un’opportunità di svago estivo, ma un vero e proprio investimento nel futuro. Educare i più giovani ai valori della pace significa dotarli degli strumenti per affrontare le sfide della vita con serenità, promuovere l’accoglienza e il sentimento del perdono, e diventare agenti positivi di cambiamento nelle loro famiglie, nelle loro scuole e, un giorno, nella società. E con il Grest si è voluto inviare un messaggio di speranza per costruire futuro. La comunità parrocchiale   The post Vescovo a giornata conclusiva Grest della parrocchia della Beata Vergine Addolorata first appeared on Lamezia Nuova.

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“Dovremmo fare a gara a portare gli ultimi e noi sotto senza mostrarci”

  “La processione del Corpus Domini è la madre di tutte le processioni perché non portiamo un legno vestito, o un legno finemente scolpito, o un quadro artisticamente pitturato, qui portiamo realmente Gesù Cristo”. Questo uno dei passaggi dell’omelia del Vescovo, monsignor Serafino Parisi, durante la celebrazione della Santa Messa del Corpus Domini, da lui presieduta con la partecipazione del Clero diocesano e tradotta nel linguaggio dei segni, seguita subito dopo dalla processione. “Lì – ha aggiunto il Vescovo – non portiamo un simulacro, lì noi ci incontriamo con lo sguardo ed è dentro la contemplazione di questo mistero che attraversiamo le nostre strade dove, prima dell’Ostensorio con l’Ostia Consacrata, ci sono gli ammalati perché su quelle carrozzine, lì, c’è un’altra Eucarestia, c’è un altro corpo di Cristo che viene spinto dai Cirenei, accompagnatori, cioè, delle sofferenze e dei dolori di quelle persone. È questa la processione che mi interessa e queste sono le processioni che ci devono interessare e noi dobbiamo essere anche esemplari nell’accompagnare il Santissimo Sacramento, pregando in modo ordinato, senza chiacchierare tra di noi, che può capitare. Dobbiamo essere esemplari, non per noi, ma per il Santissimo che è lì che percorre le nostre strade. Lo fa nella forma dell’Ostia Eucaristica e lo fa, certamente in modo diverso, nella forma delle altre croci che fanno corona a quell’ostensorio”. “Le carrozzine – ha proseguito monsignor Parisi – sono altri ostensori e mentre vengono spinte, dicendo che chi è fragile ha bisogno di noi, vorrei sfidare gli statuari o tutti noi ad essere statuari, a fare a gara a portare gli ultimi. Lì si vede. Dovremmo fare a gara a portare gli ultimi perché siano posti in alto, perché siano loro sulle nostre spalle i primi, e noi sotto senza mostrarci, senza farci vedere: noi sotto e loro in alto. Ecco le processioni che mi piacciono ed è anche il popolo che mi piace così. Lo abbiamo detto anche questa mattina come riflessione per noi (durante il ritiro del clero, ndc): la massa è una massa a volte acritica che si trova lì per andare contro o per andare pro, contro situazioni e problemi che ci sono e ci saranno sempre, ma un popolo, no. Il popolo non è massa. La massa è una categoria sociologica che non appartiene alla Chiesa. Alla Chiesa appartiene la categoria del popolo: la Chiesa di Dio è popolo perché siamo corpo. È il corpo di Cristo e quando mangiamo questo corpo, anche noi, siamo parte di quel corpo”. “Il corpo – ha sottolineato il Vescovo – ha un’ossatura, il corpo ha una struttura, non è una accozzaglia di persone. Il corpo ha una sua articolazione interna, riconoscibile, proponibile, ri-proponibile, che è quella che dovremmo fare noi lavorando nelle nostre parrocchie perché davvero dall’Eucarestia, che è il corpo di Cristo, possa partire un popolo che si riconosce corpo unico della Chiesa: una sola fede, un solo battesimo, un solo Cristo e Signore, una sola Eucarestia che ci fa vivere la gioia della comunione, la gioia di stare insieme. E quando si sta insieme – proprio per la comunione che dobbiamo vivere – non possiamo far finta di non vedere quelli che hanno bisogno di noi. Noi che abbiamo bisogno degli altri, certamente, ma anche gli altri che hanno bisogno di noi. E dovremmo gareggiare nel sostenerci a vicenda perché sostenendoci a vicenda, come corpo, come popolo, realizzeremo l’obiettivo di questo pane che è pane del cammino che ci accompagna, che è pane di vita che ci orienta, che è pane di comunione che ci fa vivere nell’amore”. Saveria Maria Gigliotti   The post “Dovremmo fare a gara a portare gli ultimi e noi sotto senza mostrarci” first appeared on Lamezia Nuova.

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(Untitled)

Il Vescovo, monsignor Serafino Parisi, il 27 giugno prossimo alle ore 18.30 sul Corso Numistrano presiederà la Santa Messa per il Giubileo diocesano delle persone con disabilità. Un cammino di fede e di testimonianza che la Chiesa di Lamezia, da qualche anno impegnata in un’opera di integrazione e collaborazione, vuole vivere “insieme” alle persone con disabilità. La celebrazione eucaristica, che si inserisce nelle iniziative messe in campo dalla Diocesi per l’anno giubilare e fa parte anche del cammino di preparazione alla solennità dei Santi Patroni Pietro e Paolo del 29 giugno prossimo, sarà seguita, alle 21, dal concerto de “I controvento” per vivere insieme un momento di festa. L’iniziativa, che sarà trasmessa in diretta dalla emittente EsseTv sui canali 98 e 112, verrà tradotta nella lingua dei segni. s.m.g. The post (Untitled) first appeared on Lamezia Nuova.

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“Non accontentatevi di un possesso delle cose, ma osate a cogliere nel limite la potenzialità e la grandezza del suo stesso superamento”

Carissime maturande e carissimi maturandi, anche quest’anno, con l’approssimarsi degli esami di Stato, voglio rivolgervi il mio sincero augurio. Con alcuni di voi già lo scorso anno – con il supporto degli Uffici diocesani di pastorale giovanile e vocazionale che hanno svolto incontri preparatori nei vostri Istituti – abbiamo avuto modo di riflettere, presso l’Auditorium della S. Benedetto, sul tema della visione della vita, precisamente del “sogno” (Avremo sogni come fari). Con un altro nutrito e motivato gruppo di alcuni di voi ci siamo confrontati, costruttivamente, su alcune “Parole per la vita”, indicate liberamente in un primo incontro organizzativo. Si è trattato di parole “fondative” (Coraggio/determinazione – Fisico o corpo? – Amore – Forza/gentilezza – Accoglienza) e di un’esperienza da ripetere. Mi piace pensare che già sappiamo come ragioniamo. Sulla base di ciò il mio augurio ha come pretesto la vostra imminente prova, ma vuole abbracciare tutta la vostra vita. Ho pensato – con un ritorno attualizzante all’universalità dei classici – di recuperare, da un mio studio di qualche anno fa, il tema del viaggio interpretato da Ulisse nella rilettura del sommo poeta, Dante, che ancora oggi ci dà occasione di riflettere. Lo faccio, pensando a voi, nella consapevolezza che il vivere può essere rappresentato certamente come un viaggiare il cui percorso non è sempre semplice, scontato o sicuro. Tra le mille occasioni di conoscenza, non solo teoriche, ma soprattutto relazionali, si nascondono tante insidie che, come sirene assordanti, cercano di farci tuffare illusoriamente nei flutti agitati dell’esistenza. A tale proposito, c’è un testo “didattico” della Bibbia nel quale viene data la facoltà di parlare alla stoltezza; questa, rivolgendosi ai giovani e agli “inesperti”, con moine seducenti dice: «Le acque furtive sono dolci, il pane preso di nascosto è gustoso» (Proverbi 9,17). Le insidie sono sempre in agguato e spesso ci attraggono, rendendo vani gli sforzi di coloro che hanno a cuore la nostra vita e il nostro avvenire. Così ho pensato di racchiudere in un’unica immagine – che vuole richiamare evocazioni e simboli “sempiterni” – il servizio dei docenti, delle famiglie, degli educatori, degli amici ed evidentemente quello di tutti noi. L’augurio lo consegno attraverso una interpretazione attualizzata del Canto XXVI dell’Inferno. Qui, come accennavo, il tema del viaggio è impiegato come metafora e come possibilità di approfondimento del cammino intellettuale e sapienziale, fatto di conoscenza, di desiderio, di aspirazioni, di limiti e di provocazioni. Il personaggio è quello di Ulisse che compie un itinerario come uomo mai sazio delle conquiste e delle esperienze («ma misi me per l’alto mare aperto», si legge al v. 100). Questa porzione di universo comunicativo forse rivela, celandolo, un modo usato da Dante per segnalare l’ambivalenza del suo viaggio ultraterreno, costellato tuttavia da molti soggetti legati alla terra. C’è certamente in Ulisse, e forse anche in Dante (in esilio in quel periodo), la nostalgia del ritorno alla «petrosa Itaca» (per dirla col Foscolo), e vi è nel Poeta la paventata voglia di giungere – ancora una volta e nonostante tutto – all’irriconoscibile Firenze (cfr. i versi iniziali da 1 a 12 del Canto XXVI). Il pellegrinare – presentato come occasione di conoscenze e di sfide –, nella visione occidentale è visto come un cerchio, ispirato dal nòstos (la nostalgia): l’uomo si arricchisce cercando di superare sè stesso e, carico di un grande bagaglio, torna alle relazioni originarie: Penelope, Telemaco, Argo. Ma Dante, mentre recupera questo tema, infrange lo schema propriamente occidentale ed esasperatamente razionale della conoscenza: orienta l’itinerario e la scalata verso l’oltre (cfr. il carro di Elia al v. 35), fosse pure ciò che si scopre al di là delle colonne d’Ercole, «di retro al sol, del mondo sanza gente» (v. 117), verso un punto posto all’orizzonte che si allontana sempre di più mentre ci si avvicina. Dante, così, guarda l’esistenza umana da un’altra prospettiva e la considera a partire dalla fine e, anche, dal suo fine. L’invito a voi ragazzi e ragazze, che è anche un augurio, è quello di non accontentarvi di un possesso delle cose, della realtà e della conoscenza (la quale, fra l’altro, consente di fare “esperienza” del limite umano), ma di osare a muovervi verso «l’amor che move il sole e le altre stelle» (Paradiso XXXIII, 145), a cogliere nel limite la potenzialità e la grandezza del suo stesso superamento. Questo è il senso del viaggio, reso molto bene nella rilettura poetica di Konstantinos Kavafis che, in un passaggio, recita: «Itaca ti ha dato il bel viaggio, senza di lei mai ti saresti messoin viaggio: che cos’altro ti aspetti?E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso. Fatto ormai savio,con tutta la tua esperienza addossogià tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare». Proprio toccando il tema della conoscenza che vale la pena conquistare, Ulisse aveva caricato i suoi, ormai vecchi, per spronarli «con… orazion picciola» (v. 122) alla partenza: «Considerate la vostra semenza: / fatti non foste a viver come bruti, / ma per seguir virtute e canoscenza» (vv. 118-120). Ma, sembra dir Dante col suo stesso peregrinare: non bisogna fermarsi alla terra, l’«aiuola che ci fa tanto feroci» (Paradiso XXII, 151), ma anelare a ciò che manca: è questo il “de-siderio” (secondo l’etimo: “mancanza di stelle”). Se “nostalgia” deve ispirare il nostro viaggio, sia almeno “nostalgia di futuro”. Auguri a tutti. Lamezia Terme, 16 giugno 2025 + Serafino Parisi, Vescovo The post “Non accontentatevi di un possesso delle cose, ma osate a cogliere nel limite la potenzialità e la grandezza del suo stesso superamento” first appeared on Lamezia Nuova.

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“Antonio da Padova ha fatto della predilezione per i poveri il senso della sua vita”

“Antonio da Padova è il Santo che ha fatto della predilezione per i poveri e i sofferenti il senso della sua vita, tanto da divenirne il patrono. Antonio ci ricorda che la grandezza dell’umanità si manifesta in particolare nel prendersi cura degli ultimi, dei poveri e dei sofferenti. La grande provocazione che viene dalla liturgia della Parola di oggi e dalla vita di S Antonio è quella, con le parole di S. Paolo, di vivere secondo la verità nella carità” Così il vescovo di Lamezia Terme, mons. Serafino Parisi, che ha presieduto la messa nel giorno della solennità di S. Antonio da Padova, giornata in cui come da tradizione si rinnova l’omaggio delle Forze dell’Ordine al Santo. Partendo dalla liturgia della parola, il vescovo si è soffermato sulla sapienza come “quella forza che permette all’uomo di andare oltre sé stesso e di cogliere un Mistero più grande di cui fa parte. La sapienza ricorda all’uomo la sua vera natura, gli ricorda il suo limite costitutivo. La sapienza non disprezza l’intelligenza umana ma rende l’uomo capace di raggiungere ciò che umanamente non potrebbe raggiungere, lo rende “capax Dei”, capace di accogliere il mistero di Dio”. “Vivere secondo la verità nella carità”, dunque, è il tratto che ha segnato la vita di Antonio da Padova laddove “la Verità è una sola ed è Cristo, aderire liberamente e conformarsi a Lui. Ma la Verità non è un concetto astratto: si manifesta nella carità che, come insegna S. Antonio con la sua vita, significa  mettere al primo posto, anzi, al posto della mia stessa vita, il bene e la dignità dell’altro. Questa è anche la giustizia. Siamo chiamati a fare della nostra sapienza non il punto di arrivo, ma il trampolino di lancio verso un mistero più grande, quello dell’Amore di Dio, che siamo chiamati a manifestare nella nostra vita. Questo è il metro di misura del nostro essere cristiani e del nostro essere cittadini maturi e corresponsabili nella vita della società, soprattutto se credenti”. “Chiediamo a S. Antonio di Padova – ha concluso Parisi – di avere un cuore aperto e docile per saper governare e la forza di realizzare il bene secondo la verità nella carità”.  All’inizio della celebrazione, concelebrata dai frati cappuccini del Santuario, il vescovo ha espresso parole di ringraziamento alle Forze dell’Ordine, alle associazioni di volontariato, agli ospiti e agli operatori della casa Tamburrelli e rinnovato gli auguri al nuovo sindaco Mario Murone, proclamato nella giornata di ieri. Salvatore D’Elia The post Comunicato stampa “Antonio da Padova ha fatto della predilezione per i poveri il senso della sua vita” first appeared on Lamezia Nuova.

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Gli auguri del Vescovo ai nuovi Sindaci di Lamezia Terme, Maida e Jacurso

Di seguito il messaggio di auguri di buon lavoro che il vescovo di Lamezia Terme, monsignor Serafino Parisi, rivolge al sindaco neoeletto della città della Piana, avv. Mario Murone e, con l’occasione, anche ai sindaci di Maida, dott. Salvatore Paone, e di Jacurso, dott. Pietro Serratore, eletti il 26 maggio u.s., esprimendo, al tempo stesso, “un pensiero di gratitudine agli amministratori precedenti delle tre comunità”. L’augurio che faccio sia ai sindaci che ai consiglieri comunali – anche a quelli di minoranza perché la loro opposizione sia costruttiva e finalizzata allo sviluppo della città, del suo comprensorio e alla cura di tutte le persone che abitano nel nostro territorio – è quello di lavorare per il bene comune, servendo la persona umana, prendendosi cura dei più fragili ed avendo come fondamento del proprio agire la carità che – come di recente ho detto – non può restare parola vuota, ma deve essere resa principio operativo. Rendere generativa la carità significa fare in modo che, per quel poco o tanto che dipende da noi, il male non prevalga e non abbiano spazio l’odio, la divisione e l’individualismo. Il metro di attuazione della buona politica, alla quale si dovrà dare continuità, sia, dunque, quello della cura dei più bisognosi. La Chiesa diocesana, nel rispetto della laicità dell’Istituzione comunale e dei relativi ambiti di competenza, è sempre disponibile ad un dialogo costruttivo per collaborare corresponsabilmente al servizio della persona umana e alla crescita sociale e culturale della città. Questa disponibilità è anche il risultato dei tre incontri del Forum di dottrina sociale della Chiesa sulla Polis – “Quale visione di città e quali prospettive per il territorio” – al termine del quale era stata annunciata l’idea di realizzare un tavolo intorno al quale mettere insieme le varie realtà per interpretare il nostro contesto e lavorare criticamente tutti insieme per il bene comune. È convinzione di tutti che non si possa intervenire solo per gestire le urgenze, ma per programmare progetti realizzabili in funzione di una visione lungimirante di un futuro possibile per questa nostra realtà territoriale.Da quando mi sono insediato, ho sempre ribadito con forza il messaggio che la città deve essere una e, senza sacrificare le diverse specificità, non deve abbandonarsi, in una visione arcaica, a particolarismi divisivi. Il compito comune è quello di fare delle specificità un’arricchente polifonia armonizzando le diversità per mostrare una città unita e propositiva. Soltanto con una visione non più frammentata, Lamezia Terme potrà preservare il suo ruolo guida liberandosi definitivamente dal timore di poter essere fagocitata da altre città: lo sviluppo di una coscienza comunitaria, con una precisa e riconoscibile identità, renderà possibile la sua interazione, attraverso una chiara personalità politica, proponendosi come punto nevralgico di tutta la regione Calabria.Una parola conclusiva voglio rivolgerla a tutti coloro che, come candidati, sono stati coinvolti attivamente nella campagna elettorale: i rapporti, a volte tesi, che si determinano in tale competizione, si pieghino alla pacificazione. Tutti dobbiamo favorire, come protagonisti, relazioni franche, leali e propositive, per la costruzione di una comunità serena e solidale improntata sul dialogo e non su rigide ed urlate contrapposizioni, per far sì che in ciascuno il bene comune rappresenti la bussola del proprio agire al servizio della collettività.Buon lavoro a tutti + Serafino Parisi, Vescovo The post Gli auguri del Vescovo ai nuovi Sindaci di Lamezia Terme, Maida e Jacurso first appeared on Lamezia Nuova.

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“Principio della carità guidi anche la conduzione della cosa pubblica”

“L’elemento distintivo della vita di S. Francesco di Paola è quella scritta con cui viene rappresentato: la Charitas, la carità. S. Paolo, nelle letture di oggi, ci ricorda che la carità è il fondamento di tutto, è ciò che resta. La carità non può restare parole vuote, ma è un principio che va reso operativo. La carità ricostruisce le relazioni, l’odio invece distrugge tutto. Rendere operativa la carità significa fare in modo che, per quel poco o tanto che dipende da me, faccio in modo che il male non prevalga, che non abbiano spazio l’odio, la divisione, la distruzione, l’egoismo”. Così il vescovo di Lamezia Terme mons. Serafino Parisi, che ha presieduto la celebrazione eucaristica nella festa di S. Francesco di Paola in Lamezia Terme Sambiase, alla presenza dei rappresentanti delle istituzioni civili e militari. “Ognuno di noi è chiamato non solo a sperare la pace, demandando agli altri o a Dio stesso il compito di realizzare la pace – ha proseguito Parisi – Il Signore realizza la pace chiedendoci di diventare costruttori di pace. Il messaggio di S. Francesco ci invita alla riconciliazione ed è un messaggio che riguarda ciascuno di noi, le nostre famiglie, i contesti sociali in cui ci troviamo. Abbiamo bisogno di relazioni vere, autentiche, che possano davvero costruire il bene” Il vescovo di Lamezia richiama a una vita di fede in cui “non ci sono scissioni tra la fede e la vita” ma “la nostra vita di fede illumina la qualità della nostra presenza nel mondo. Nella prima lettura, Isaia ci ha parlato di una strada nel deserto, di una via dei redenti dove incontreremo zoppi, ciechi, sordi… Su questa strada, che Isaia chiama la via dei redenti, tutti devono potersi incamminare e nessuno deve essere lasciato ai margini. Queste parole, che sono una provocazione per noi come Chiesa, sono una provocazione anche per coloro che ricoprono ruoli istituzionali, che sono chiamati ad organizzare la speranza nella cosa pubblica. Il principio della carità può e deve guidare anche la gestione della cosa pubblica: la carità che è amore gratuito, che si dona, che sa consegnarsi agli altri. Questa è la vera festa: vedere attraversata la nostra vita, a volte arida, da questa strada che porta la carità nel nostro cuore”. Dal presule, ancora una volta l’appello “che ho già rivolto ai parrochi e ai catechisti,  a coinvolgere nei grest estivi le persone con disabilità: devono essere presenti e noi ce ne dobbiamo occupare. La nostra grandezza non si misura dalle nostre parole, ma dalla larghezza del nostro cuore”. “L’augurio – ha concluso Parisi – a tutta la città di Lamezia, in forza del messaggio e della carità di S. Francesco di Paola, è un augurio di unità. Da quando mi sono insediato, ho sempre ribadito con forza il messaggio che la città è una, certamente con le sue specificità che non devono essere particolarismi divisivi. Siamo chiamati a fare di queste specificità un mix arricchente, plurale, armonizzare le diversità. Gli altri, dall’esterno, possano vedere una città unita e propositiva nel segno della carità”. Il vescovo Parisi ha colto l’occasione dell’ultima uscita pubblica di Paolo Mascaro come sindaco per ringraziare per la corretta collaborazione in questi anni. Salvatore D’Elia The post “Principio della carità guidi anche la conduzione della cosa pubblica” first appeared on Lamezia Nuova.

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A luglio in arrivo cinquanta bambini ucraini per progetto “Vacanze solidali”

“Ci auguriamo che sia un segno concreto di speranza per questi ragazzi e per le loro famiglie”. Così don Fabio Stanizzo, direttore della Caritas diocesana, a margine del primo incontro organizzativo del progetto “vacanze solidali” grazie al quale dal primo al tredici luglio prossimi giungeranno dall’Ucraina circa cinquanta tra bambini e ragazzi, di età compresa tra i 10 ed i 17 anni, insieme ai loro accompagnatori. “L’augurio – aggiunge don Fabio – è che tutti possiamo essere sempre più costruttori di pace. Il nostro auspicio, infatti, è che questo sia anche un segno tangibile di testimonianza di una Chiesa che supera i confini geografici, che si fa prossima ai fratelli ed alle sorelle che vivono nella sofferenza”. Nel corso dell’incontro, al quale hanno preso parte rappresentanti di alcune parrocchie della Diocesi di Lamezia Terme, insieme ad associazioni e movimenti, è stata stilata una prima bozza di programma delle due settimane di luglio durante le quali questi piccoli ospiti avranno modo, non solo di partecipare a gite, visitando anche altri luoghi della Calabria, ma anche di trascorrere qualche ora al mare, in montagna, partecipando a feste e moneti ludici-culturali organizzati dai tanti volontari che, in queste ore, stanno offrendo la loro disponibilità. Tra questi, anche alcuni esponenti della comunità ucraina presente in Diocesi che, oltre a mettere a disposizione persone che faranno da interpreti, ha offerto la massima collaborazione alla Caritas diocesana affinchè, come sottolineato ancora da don Fabio, “il tutto si costruisca con uno spirito di accoglienza, prendendosi cura di coloro che arriveranno nella nostra Diocesi per offrire loro un tempo ed uno spazio di serenità di tranquillità, dove poter coniugare l’aspetto ludico-ricreativo con quello culturale e spirituale”. Per fare tutto questo, forti anche dell’esperienza dello scorso anno quando giunsero in Diocesi 42 tra bambini e ragazzi insieme ai loro accompagnatori, si è iniziato a lavorare e strutturare l’accoglienza coinvolgendo, non solo parrocchie e associazioni, ma anche singoli volontari ed operatori balneari-turistici del territorio “per chiedere anche a loro disponibilità, proprio come è nello stile della Caritas che è quello dell’accogliere, dell’accompagnare e del prendersi cura. Questo – conclude don Fabio – è anche un segno di speranza per il nostro territorio dove ciascuno è capace a mettersi in gioco e a far fruttificare i propri talenti”. Saveria Maria Gigliotti The post A luglio in arrivo cinquanta bambini ucraini per progetto “Vacanze solidali” first appeared on Lamezia Nuova.

In primo piano, Mons. Vittorio Moietta, Spiritualità, Vita Diocesana

Gli Araldini in Cattedrale per visitare la tomba del Servo di Dio monsignor Moietta

Nei giorni scorsi, gli Araldini accompagnati dalle mamme e dagli animatori, si sono recati in Cattedrale per una visita guidata. Sono stati accolti da don Marco Mastroianni e dal parroco don Giancarlo Leone. A Don Marco era stato chiesto un incontro per fare conoscere ai bambini la figura del vescovo Moietta, della cui causa di santità don Marco è postulatore. Monsignor Moietta era un vescovo venuto dal Nord, nominato nella nostra diocesi dopo essere stato per anni direttore di un seminario, dove ha saputo accompagnare al sacerdozio centinaia di giovani e prima ancora parroco in un paese di minatori, dove aveva conosciuto e condiviso povertà e fatiche. Monsignor Moietta ha attraversato come una meteora o un sogno il nostro paese ma lo ha illuminato con la sua fede ardente, lasciando un ricordo indelebile e il profumo della sua santità. Fu profeta anticipando le linee guida di papa Francesco: chiesa in uscita e chiesa missionaria. La sua parola era appassionata, incoraggiante, libera, contro ogni ingiustizia e mediocrità. “Mai accontentarsi della mediocrità: puntate in alto, sognate in grande”: con queste parole del vescovo, che suonano come augurio per i nostri bambini, don Marco ha concluso il suo racconto; gli siamo grati per la premurosa e affettuosa accoglienza. Ofs Santa Elisabetta, Lamezia Terme The post Gli Araldini in Cattedrale per visitare la tomba del Servo di Dio monsignor Moietta first appeared on Lamezia Nuova.

In primo piano, Vita Diocesana

Tredicina in onore di S. Antonio di Padova, indulgenza plenaria al Santuario fino al 13 giorno

Per tutti i giorni della Tredicina, compresi il giorno della solennità di S. Antonio di Padova (13 giugno) e della processione (14 giugno), al Santuario di Lamezia Terme, alle consuete condizioni stabilite dalla Chiesa, sarà possibile lucrare l’indulgenza plenaria, richiesta dal vescovo di Lamezia Terme mons. Serafino Parisi di comune accordo con i frati cappuccini della comuità lametina e concessa dalla Penitenzieria Apostolica di Roma. Sarà questa una delle novità dell’annuale cammino di preparazione alla solennità di S. Antonio di Padova, che avrà inizio questa sera con il ricordo della canonizzazione del Santo, avvenuta il 30 maggio 1232, a neppure un anno dalla morte, per volontà di Papa Gregorio IX. Il 31 maggio inizierà la Tredicina con il consueto programma giornaliero: le Sante Messe alle ore 6.30, 7.30, 8.30, 9.30, 10.30, 17.30, 19.30; il canto della Tredicina alle 6 del mattino e alle 19; la recita del Santo Rosario alle 5.30 e 17.30. Tra gli appuntamenti del programma, che vedrà come frate predicatore padre Roberto Sardu dalla Sardegna  mentre nella celebrazione delle messe serali delle 17.30 si alterneranno frati cappuccini della provincia di Calabria e sacerdoti diocesani. Tra gli appuntamenti: la visita della reliquia del Santo all’ospedale S. Giovanni Paolo II nel pomeriggio del 3 giugno; la giornata dedicata agli ammalati al Santuario il 5 giugno; la benedizione dei ciclisti e dei podisti nei giorni 7 e 11 giugno; il tradizionale motoraduno domenica 8 giugno. Nel corso della Tredicina i sacerdoti saranno sempre disponibili per le confessioni. I festeggiamenti culmineranno nei giorni 12, 13 e 14 giugno con l’offerta del cero votivo al Santo da parte del sindaco e dell’amministrazione comunale e, alla sera, la rievocazione del Transito (12 giugno); il 13 giugno la messa solenne presieduta dal vescovo mons. Serafino Parisi con l’omaggio delle Forze dell’Ordine al Santo alle 11; il 14 giugno la processione per le vie della città. Sabato 21 giugno, in occasione dell’ottava di ringraziamento, il pellegrinaggio dell’Unitalsi e la conclusione con la santa messa e la benedizione della città con la reliquia del Santo. “In quest’Anno Giubilare – scrive la comunità dei frati guidata da fr. Biagio Bonasso –  come “pellegrini di speranza”, in cammino verso la patria eterna, siamo tutti chiamati ad avere un incontro vivo e personale col Signore Gesù, “nostra speranza”. Consapevoli che la speranza cristiana nasce dal Cuore trafitto di Cristo in croce, è alimentata dallo Spirito di Cristo, effuso nei nostri cuori, ed è fondata sulla fede nel Figlio di Dio, che per noi è morto e risorto, viviamo il cammino della Tredicina con grande impegno e spirituale entusiasmo. Sapendo che nessuno può vivere senza credere, sperare ed amare, noi, sostenuti dall’amorosa devozione a sant’Antonio e spronati dai suoi esempi di vita santa, ravviviamo la nostra fede, rinsaldiamo la nostra speranza e rendiamo operosa la nostra carità”. S. D. The post Tredicina in onore di S. Antonio di Padova, indulgenza plenaria al Santuario fino al 13 giorno first appeared on Lamezia Nuova.

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