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In primo piano, Notizie dalla Curia, Vita Diocesana

Don Luca Gigliotti è il Rettore della Chiesa di Santa Chiara

Il Vescovo, monsignor Serafino Parisi, ha nominato don Luca Gigliotti Rettore della Chiesa di Santa Chiara. La scelta del Vescovo, ricaduta su un sacerdote da anni impegnato con i giovani ed effettuata dopo la decisione dei Missionari della Via di andare via dalla Diocesi, contrariamente a quanto lo stesso monsignor Parisi aveva loro suggerito, punta a fare di Santa Chiara, fra le altre cose, un Centro Diocesano per la Pastorale giovanile e del Progetto Policoro, di cui don Luca è responsabile anche a livello regionale, e per la Pastorale Vocazionale e Familiare dell’intera Diocesi. Un’altra tappa, quindi, va ad aggiungersi al percorso che monsignor Parisi, sin dal suo arrivo in Diocesi, ha inteso intraprendere nel cammino di evangelizzazione e di crescita della comunità lametina. Don Luca, che ha già in cantiere varie iniziative da portare avanti nella Rettoria, farà il suo ingresso a Santa Chiara domenica 19 gennaio alle ore 18. Saveria Maria Gigliotti The post Don Luca Gigliotti è il Rettore della Chiesa di Santa Chiara first appeared on Lamezia Nuova.

8xmille, Attualità, Caritas, In primo piano, Vita Diocesana

Ripartire dalla persona per l’inclusione sociale e lavorativa

“Ripartiamo dalla Persona: Dignità – Inclusione – Lavoro”. Questo il progetto che, promosso e finanziato da Caritas Italiana nell’ambito della progettazione 8xmille 2024, è gestito dalla Caritas Diocesana di Lamezia Terme. “Il Progetto – dichiara il direttore di Caritas lametina, don Fabio Stanizzo – rappresenta un passo significativo verso l’inclusione sociale e lavorativa di persone vulnerabili su tutto il territorio diocesano in quanto, non solo mira a migliorare l’occupabilità, ma contribuisce anche a restituire dignità e speranza a chi si trova in situazioni di difficoltà. Il suo obiettivo, infatti, è quello di aumentare l’occupabilità dei beneficiari, favorendo l’inserimento di persone disoccupate, in particolare quelle provenienti da contesti di marginalità, nel mercato del lavoro locale”. Il progetto prevede diverse attività mirate, tra cui il corso di educazione finanziaria “EduCare” che, tenuto dal formatore Gianluca Vumbaca presso il centro diurno della Cittadella della carità, in questa prima fase ha registrato la partecipazione attiva dei 23 beneficiari che hanno assistito a cinque lezioni durante le quali sono stati approfonditi argomenti di interesse quotidiano, utilizzando esempi pratici e simulazioni per rispondere ai bisogni concreti dei partecipanti. “Una difficoltà oggettiva per molti – spiega Vumbaca – è acquistare casa, per via della mancanza di un lavoro stabile e regolare. Per questa ragione si è parlato anche di soluzioni alternative di tipo privatistico sganciate dalle linee di credito degli istituti finanziari. Questo ha permesso di far capire che spesso ci sono strade per ogni esigenza anche se inizialmente si pensa che alcuni obiettivi siano impossibili da raggiungere. Il confronto – aggiunge il formatore – è stato particolarmente animato quando si è parlato di lavoro che per tanti è precario e mal pagato. Per questo abbiamo cercato di comunicare un messaggio positivo e costruttivo, facendo capire il grande bisogno di lavoro artigiano nel territorio e che la condizione lavorativa si migliora pian piano, lavorando onestamente e bene per crescere e farsi apprezzare. I partecipanti, che sono stati anche sollecitati a valutare il lavoro in proprio, e non solo quello dipendente, facendo capire l’importanza dei talenti e quanto i clienti cercano persone brave e per bene cui affidare diverse cose importanti, hanno capito l’importanza ed il valore di questo progetto comprendendo che devono rialzarsi con più forza e tenacia dalle difficoltà e che, per quanto difficile, devono pensare al loro futuro anche lontano in quanto tante importanti esigenze busseranno alla loro porta”.   Saveria Maria Gigliotti The post Ripartire dalla persona per l’inclusione sociale e lavorativa first appeared on Lamezia Nuova.

In primo piano, La Parola del Vescovo, Vita Diocesana

“Essere tutti Magi capaci di portare risposta ad angosce umanità”

“Essere tutti Magi, capaci di portare al mondo la risposta a tutte le angosce dell’umanità” e, nel contempo, “tornare indietro carichi di quella esperienza di chi contempla la luce e non può trattenerla per sé ma la deve comunicare agli altri”. Questo l’auspicio del Vescovo, monsignor Serafino Parisi, al termine dell’omelia in occasione della Santa Messa dell’Epifania del Signore da lui presieduta in Cattedrale. “Siamo ancora tutti quanti folgorati dalla luce del Natale del Signore – ha detto monsignor Parisi -, perché il Natale viene presentato, anche dalla liturgia della Parola, come una festa di luce. Viene presa l’immagine del profeta Isaia che dice che ‘il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce’. E questa luce si estende nel tempo e arriva ad oggi, solennità dell’Epifania che ancora viene indicata come una festa di luce. Lo stesso Isaia nel brano della prima lettura di oggi dice proprio così ‘alzati e rivestiti di luce perché viene la tua luce’. La luce, allora, è la parola più importante di queste feste che stiamo vivendo e che ormai con questa serata sono andate via. Però, rimane il collegamento con il mistero originario della luce, perché la luce è la prima grande parola che viene pronunciata da Dio dentro un contesto buio, tenebroso, oscuro. All’inizio, quando si parla della Creazione, tutto il mondo caotico viene rappresentato come avvolto dentro una tenebra spessa, un buio tangibile. Appena Dio si fa presente sulla scena del mondo pronuncia la parola ‘sia la luce e la luce fu’. Ed è questa luce che vince le tenebre, che rompe ogni forma di buio e di oscurità. Giovanni, proprio a proposito della luce, sottolinea questo aspetto all’inizio del quarto Vangelo, dove dice ‘la luce venne nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta’, che è una grande parola di speranza: le tenebre non possono oscurare la luce, ma dentro il pensiero di Dio è la luce che vince le tenebre. Anche se le tenebre fanno di tutto per restare compatte, la luce fa la sua opera, compie la sua funzione, il suo servizio di illuminare il mondo, rompere e squarciare la oscurità e fare passare un raggio di vita”. La solennità dell’Epifania, quindi, per il Vescovo “è una festa di luce” e “se dal piano teologico l’impatto del Natale è un impatto dirompente pur dentro la debolezza di un Bambino che nasce in una culla – ed un bambino fa tenerezza non fa paura – , la solennità dell’Epifania ha un risvolto ancora più impegnativo sul piano dell’azione pastorale, cioè sul servizio che noi dobbiamo rendere al mondo. Questo è il richiamo ai Magi”. “Nella tradizione biblica – ha ricordato al riguardo monsignor Parisi – questi personaggi che arrivano sono i rappresentanti di tutti coloro che aspettavano la rivelazione del figlio di Dio. Erano coloro che già immaginavano che all’interno della storia dell’umanità sarebbe dovuta accadere qualche novità che loro intravedevano come cambiamento, svolta decisiva per la storia” e che, secondo l’evangelista Matteo, “la individuano in quella grotta di Betlemme, davanti alla figura di un bambino. Però, mentre c’è questo movimento che va dai confini del mondo fino al centro della storia dell’umanità, che è la grotta di Betlemme, allo stesso momento, una volta che i Magi hanno contemplato la grandezza di Dio nella fragilità di un bambino, tornano nelle loro terre, nei loro contesti, presso la loro gente, per dire la grandezza di Dio. Cioè, la luce che hanno contemplato non possono tenerla dentro di loro, ma devono portarla anche agli altri: questo è il messaggio forte che viene dalla solennità dell’Epifania. Ecco perché sul piano pastorale la solennità dell’Epifania ha davvero un valore superiore a quello di tutte le altre feste”. “Oggi – ha aggiunto il Vescovo – il Papa ha utilizzato una bella immagine, che di per sé risale ad una riflessione del cardinale Martini, che diceva che dentro questa scena del Vangelo di Matteo che abbiamo ascoltato oggi ci sono tanti personaggi e, dunque, per l’uomo ci sono tante possibilità di identificazione. C’è chi si identifica con i pastori, gente semplice, che sentono questa voce strana e non si lasciano condizionare da nulla o dalle cose che dovevano fare, dalle greggi da custodire, ma subito si muovono verso la grotta: è la semplicità che si muove subito. Poi, però, c’è anche il re Erode che praticamente si era sentito come spodestato da questo nuovo re che sarebbe dovuto venire sulla terra, si sente toccato nel vivo dell’affermazione di sé dalla nascita del bambino. C’è anche la possibilità di assumere la parte degli scribi, dei farisei che sapevano bene che le Scritture dicevano ‘Tu Betlemme non sei il più piccolo dei capoluoghi di Giuda da te nascerà il Salvatore di Israele’. Avevano una conoscenza storica di quello che sarebbe dovuto accadere, ma sono stati incapaci di recarsi alla grotta a vedere la grandezza di Dio nella debolezza di un bambino. E, poi, ci sono i Magi, coloro che, a mio modo di vedere, oggi, ognuno di noi dovrebbe imitare”. “La parte dei Magi – ha detto monsignor Parisi – dovrebbe essere la nostra parte perché, appunto, i Magi sono coloro che raccolgono i grandi interrogativi dell’umanità: Come mai ancora c’è tanta cattiveria, tanto egoismo? Come mai c’è tanta guerra? Perché la guerra è sempre tanta anche quando – secondo noi – è di piccole dimensioni, tra di noi. Perché c’è tanta brutalità? Ma voi ce la fate a vedere le immagini di quei bambini morti dal freddo a Gaza che litigano tra di loro, nel terzo millennio, con una scodella in mano per conquistare un pugno di riso? Io, personalmente, non ce la faccio. Sono immagini che mi sconvolgono, intanto per l’impotenza e poi per dire ‘ma come è possibile che si possa arrivare a tanto?’. E qui non è questione di mettersi da una parte o dall’altra perché quando l’uomo soffre è sempre l’umanità che viene sconfitta. Perché si continua a morire? Perché tanta sofferenza? Queste sono le domande, mettendo da parte quelle che,

In primo piano, Vita Diocesana

Buon compleanno al nostro Vescovo

  Eccellenza reverendissima, in occasione del suo compleanno, l’intera Comunità diocesana le porge i più sinceri e affettuosi auguri. Con profonda gratitudine tutti noi riconosciamo in lei una guida spirituale e un Pastore amorevole, capace di illuminare con la sua parola e il suo esempio di vita il nostro percorso di fede. Il suo ministero è per tutti noi un segno tangibile della presenza misericordiosa di Dio in mezzo a noi. La sua preziosa testimonianza di fede, di speranza e di carità ci sostiene in questi momenti difficili e complicati della nostra umanità e ci incoraggia a testimoniare sempre con rinnovato impegno, entusiasmo e generosità la comunione e la corresponsabilità dei laici nella missione cristiana. Possa il Signore, fonte di ogni bene, continuare a conservarla nel suo amore, a sostenerla nel suo ministero episcopale, ricompensandola con abbondanza di grazie e donandole la salute, la saggezza e la forza necessaria per continuare a servire con generosità e dedizione la Chiesa e il popolo di Dio, che le è stato affidato. Con affetto e devozione filiale, le assicuriamo il nostro costante ricordo nella preghiera. Alfredo Saladini, presidente Consulta Aggregazioni Laicali Diocesi di Lamezia Terme The post Buon compleanno al nostro Vescovo first appeared on Lamezia Nuova.

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“Scambio della pace sia impegno ad essere costruttori di pace”

“Facciamo in modo che questa sera – come dovrebbe essere sempre, e in modo particolare durante questo Anno Giubilare – lo scambio della pace non sia semplicemente un rito fatto perché previsto dalle rubriche, ma sia, invece, un impegno ad essere costruttori di pace, cominciando dal superamento delle nostre lotte quotidiane, piccole o grandi che siano”. Questa la sollecitazione del vescovo, monsignor Serafino Parisi, nel corso della celebrazione eucaristica per l’apertura dell’Anno Giubilare, al momento dello scambio della Pace. “Quest’anno – ha aggiunto il Vescovo – a Lamezia ci saranno pure le elezioni. In tale occasione, a volte ci si divide tra fratelli, tra parenti, tra amici. Purtroppo capita dappertutto. Voglio dirlo, come sempre, senza infingimenti: noi sappiamo che, probabilmente, succederà. Questa sera abbiamo aperto l’anno Santo – ha proseguito – : salviamo i rapporti interpersonali, cerchiamo di essere persone che sappiano costruire alleanze, piuttosto che edificare muri. Questo è l’impegno concreto. Come cristiani molte volte ci lamentiamo che nella società – divenuti ormai minoranza e variamente dispersi – non siamo più incisivi. Certo, se non diamo segnali di esistenza in vita, come possiamo pretendere di essere visti, apprezzati, notati, considerati? Un forte segnale di esistenza in vita del cristiano è – pensiamoci – non tanto e non solo fare la pace (questo è il minimo), ma, addirittura, pregare per i nemici dopo averli perdonati. O non è Vangelo questo?”. “Allora – ha detto ancora monsignor Parisi – , da questo scambio della pace possa davvero partire l’impegno di essere, soprattutto nei momenti di tensione alta che ci saranno, persone capaci non solo di mantenere la pace, ma, quando sarà necessario, di sacrificarsi per costruirla. Anche da questi nostri impegni quotidiani, infatti, dipende l’equilibrio mondiale rovinato da tutte quelle altre guerre, che sono grandi, ma che nascono sempre da tensioni, da manie di grandezza e, sostanzialmente, dalla cattiveria umana e dall’egoismo”. “Adesso – ha aggiunto il Vescovo – abbraccerò tutti i sacerdoti, proprio per significare che questo momento sia, a partire da noi, occasione di costruzione di una società pacifica, bella, abitabile, gustosa”.   Invito a vivere in comunione cui monsignor Parisi aveva anche fatto cenno durante la preghiera dei fedeli quando ha pregato “per tutta la Chiesa lametina e per tutte le sue componenti, dai sacerdoti ai diaconi, ai seminaristi, ai ministranti, ai religiosi, alle religiose, ai cantori, agli animatori della liturgia, della Caritas, della catechesi, a tutti coloro che nella comunità ecclesiale prestano un servizio, piuttosto che detengono un ruolo oppure occupano un posto. Penso in modo particolare a coloro che svolgono il ministero della consolazione – ha affermato i Vescovo – , stando vicino agli ammalati, a coloro che soffrono, a coloro che sono soli e che hanno bisogno di un sostegno. E ce ne sono tanti nelle nostre comunità! E, poi, in questo momento di preghiera, voglio anche ricordare al Signore tutte le Istituzioni civili, politiche, militari. Qui vedo il sindaco, avvocato Paolo Mascaro, con la Giunta, il presidente del consiglio, il rappresentante della polizia locale, le associazioni di volontariato. Voglio ricordare tutte le forze dell’ordine, come pure tutti coloro che prestano un servizio perché l’umanità possa mostrarsi sempre bella. Vi ringrazio per la presenza – ha concluso monsignor Parisi – come ringrazio tutto il popolo santo di Dio; lo faccio in questo momento di preghiera perché il Signore ad ognuno di noi, in modo particolare in questo anno giubilare che si apre, possa concedere la forza di sentirsi sempre costruttore di umanità nuova. Per questo compito ed in questo unico grande progetto lavoriamo tutti insieme, ognuno dalla propria parte e con le dovute ‘differenze’ di impegno, perché l’umanità possa vivere nella sua piena dignità e mostrarsi nella sua bellezza più autentica che è quella originaria”. Mostrarsi e non apparire, spiega monsignor Parisi, perché è proprio “il verbo apparire che è il grande problema del nostro tempo”. Saveria Maria Gigliotti The post “Scambio della pace sia impegno ad essere costruttori di pace” first appeared on Lamezia Nuova.

Giubileo 2025, In primo piano, La Parola del Vescovo, Vita Diocesana

Rompiamo le catene delle nostre schiavitù e aiutiamo gli altri a rompere le loro catene

Un Anno Santo che, per la Chiesa di Lamezia, sia segnato da “una conversione totale e vera, affinché si possa compiere un esodo dal nostro io, uscire dai nostri individualismi per convertirci ad un’azione comunitaria. La gente se lo aspetta. C’è bisogno della conversione di tutti, di tutti noi come sacerdoti, diaconi, religiosi e religiose e di riflesso per le nostre comunità parrocchiali. Il Signore possa concedere a ognuno di noi, in particolare in questo Anno Santo, la forza di essere costruttori di umanità nuova lavorando insieme a questo obiettivo, ognuno dalla propria parte e con le dovute distinzioni. Lavoriamo insieme a questo progetto perché l’umanità possa mostrarsi nella sua bellezza autentica, originaria”. Così il vescovo di Lamezia Terme mons. Serafino Parisi che in Cattedrale, alla presenza dei fedeli giunti da tutte le comunità parrocchiali della diocesi lametina, ha aperto l’Anno Giubilare nella chiesa di Lamezia Terme. Ricordando le radici bibliche dell’Anno Giubilare come “tempo di liberazione e affrancamento da ogni forma di condizionamento e schiavitù”,  il vescovo di Lamezia ha sottolineato la dimensione della libertà come “timbro della permanenza di Dio nella storia di ogni uomo e come sigillo della sua costante assistenza all’umanità. Insieme alla vita, Dio ha donato all’uomo la libertà che è principio di rinnovamento, che dev’essere sempre riconquistata”. Il Giubileo, dunque, è “un Anno di grazia in cui siamo chiamati a spezzare tutte le catene che ci incatenano a noi stessi o a quegli schemi mentali che apparentemente ci tranquillizzano e che invece devono essere rotti per entrare in un cammino di conversione, in un vero cambiamento di mentalità. Conversione significa cambiare mentalità, assumere la mentalità stessa di Dio che è accoglienza, tenerezza, premura. La metànoia è il cammino che ci porta verso il Padre misericordioso che ci attende, è trasformazione dei nostri atteggiamenti concreti che impediscono gli incontri con gli altri, le relazioni vere autentiche”. Da qui il senso del pellegrinaggio che “introduce dentro di noi un grande dinamismo di trasformazione, di conversione, di cambiamento di mentalità. Il pellegrinaggio è emblema dell’umanità che, all’interno della storia, si mette in cammino per tornare alla fonte della salvezza”. Il vescovo Parisi ha ricordato che, come indicato dal cerimoniale dell’ Anno Giubilare, in Cattedrale è stata esposta una Croce. Nella Cattedrale di Lamezia, per tutto l’Anno Santo, sarà presente il crocifisso, risalente al ‘700, proveniente dall’antica cattedrale di Martirano Antico. “Questo Crocifisso – ha rimarcato il vescovo – ha attraversato le fasi tragiche della storia: i terremoti, le guerre, i vari sconvolgimenti. Esso ci ricorda che dentro le ferite della storia è possibile fare l’esperienza di Dio che è Padre ed è vicino, è presente e ci accompagna. In Gesù suo Figlio, Dio si è caricato sulle sue spalle il peso della Croce, l’ha portata al posto nostro per trasformare la Croce da strumento di morte in albero della vita”. E ha fatto di nuovo riferimento all’incidente in cui hanno perso la vita le giovanissime Anna e Maria, auspicando che “da questa tragedia possa scaturire la riflessione sul dono della vita, sulla responsabilità, un richiamo alle comunità a continuare ad abbracciare e a sostenere queste famiglie”. “Viviamo questo Anno Santo nella piena disponibilità verso il Signore ad accogliere la misericordia di Dio che non manca mai, che non vede l’ora di entrare nella nostra vita per trasformarla – ha concluso Parisi – Docili alla tenerezza appassionata di Dio, possiamo essere noi coloro che rompono le catene delle nostre schiavitù e aiutano gli altri a tagliare quei lacci che ci rendono ancorati alla terra. Durante questo Anno Santo, possiamo davvero lavorare per fare in modo che ogni crocifisso, con una mano mancante o con il volto sfigurato, possa riconquistare attraverso il nostro servizio la bellezza originaria di quella umanità uscita dalle mani di Dio, perennemente innamorato di noi”. Salvatore D’Elia The post Rompiamo le catene delle nostre schiavitù e aiutiamo gli altri a rompere le loro catene first appeared on Lamezia Nuova.

In primo piano, La Parola del Vescovo, Vita Diocesana

Dio entra nella storia per dire all’uomo: “cerca di essere umano”

“Ma che Natale quest’anno!”. Inizia riportando l’espressione rivoltagli da una fedele al termine della Messa di mezzanotte la riflessione del vescovo di Lamezia Terme mons. Serafino Parisi, che ha presieduto il solenne Pontificale del giorno di Natale in Cattedrale. Parte dalla realtà di questo tempo, dalla “sciagura delle guerre in varie parti del mondo, da quelle che interessano quotidianamente i mezzi di comunicazione a quelle ignorate” alla tragedia che ha toccato la comunità di S. Pietro a Maida con l’incidente in cui hanno perso la vita due giovanissime ragazze, Maria e Anna. “Dentro queste tragedie – ha detto mons. Parisi nell’omelia – per noi uomini così difficili da interpretare, rischia di vincere la disperazione, l’ansia, l’angoscia. Quasi a dire: non c’è più niente da fare. A contribuire a rendere ancora più tragica la storia dell’umanità, sono anche le nostre “piccole” guerre: magari non lanciamo missili, ma di rancore ne coviamo e parecchio verso i nostri fratelli e  verso chi c’è più prossimo. Forse un po’ di odio lo alimentiamo anche noi e anche le nostre piccole guerre contribuiscono ad ingigantire l’immagine negativa del mondo”. “E allora cosa fare? – rimarca il presule – La condizione che noi stiamo vivendo, che questa notte il profeta Isaia ci ha descritto come avvolta da una grande oscurità, è quella che Dio ha incontrato dentro la storia. Ed è proprio questa condizione che il Signore ha voluto definitivamente liberare da ogni forma di schiavitù, rassegnazione, terrore. Per questo nasce il Figlio di Dio dentro la storia dell’umanità”. “Noi non celebriamo il compleanno di Gesù, Gesù non spegne le candeline a Natale – ha proseguito il vescovo di Lamezia – noi celebriamo l’opera di Dio che si incarna e che mette dentro la storia dell’umanità la scintilla dell’eternità, il nostro tempo viene abitato dall’eternità di Dio. Questa nostra carne, fragile, riceve dal Signore quella spinta di immortalità che deve essere operativa tra noi uomini. Celebrare il Natale significa riconoscere che il Signore viene nella nostra storia per dire all’uomo: cerca di essere umano. Dio ci chiede di umanizzare i nostri rapporti, di comportarci da persone umane. Solo così l’umanità, che il Figlio di Dio ha preso su di sé, riceve e scopre la bellezza della creazione originaria”. Dal vescovo di Lamezia, il monito a divenire “testimoni di bellezza, gioia, giustizia e pace, perché  se la promessa di Dio è che la speranza non delude, come ci ricorda la lettera d’indizione del Giubileo, essa si fa presente e operante nella storia degli uomini con il nostro coraggio e il nostro impegno ad essere operatori di pace e costruttori di relazioni vere”. “La forza sconvolgente del Vangelo – ha concluso Parisi – si manifesta con due immagini e due parole di debolezza. La prima è il Bambino che nasce a Betlemme, che entra nella storia per immettere la speranza nella vita dell’umanità. La seconda è la Croce, che immette nel dolore della storia dell’umanità la possibilità di vedere la luce dell’amore di Dio, la testimonianza dell’amore di Dio che si fa dono per ciascuno di noi. Il mio augurio alle nostre comunità, alla Chiesa di Lamezia tutta è di accogliere questa Luce che, come ci ricorda il Prologo di Giovanni, al suo apparire fa scomparire le tenebre. La luce è il Bambino che nasce e di questa luce noi dobbiamo essere testimoni”. Salvatore D’Elia The post Dio entra nella storia per dire all’uomo: “cerca di essere umano” first appeared on Lamezia Nuova.

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“Posto giusto per collocare grotta Betlemme è nelle due famiglie distrutte dal dolore”

“Credo che il posto più giusto per collocare la grotta di Betlemme sia proprio quel cuore di mamma, siano le due famiglie che sono state colpite da questa tragedia”. Questo uno dei passaggi centrali dell’omelia del Vescovo, monsignor Serafino Parisi, nel corso della messa della notte di Natale presieduta in cattedrale, durante la quale sono state anche ricordate Anna e Maria, le due ragazze di san Pietro a Maida e Curinga che hanno perso la vita in un tragico incidente stradale nella notte tra lunedì e martedì nel corso del quale sono rimasti feriti altri tre ragazzi. “Se collochiamo il Bambino Gesù dentro quella macchina bruciata – ha aggiunto monsignor Parisi -, se lo collochiamo, storicamente, realmente dentro quelle due famiglie distrutte dal dolore, allora lì possiamo sperimentare che cos’è la fede. Se Gesù Cristo non fosse nato anche queste due tragedie avrebbero avuto un’altra lettura. Però la nostra fede in Gesù Cristo nato nella grotta, morto e risorto, dà la possibilità di guardare queste vicende tristi con gli occhi rinnovati della fede e ci fanno dire che nel mondo c’è bisogno di vita, di amore, di pace. Ecco perché la nostra vita, deve essere custodita e curata. Ed ecco perché oggi ad essere portatori di vita, dobbiamo essere esattamente noi”. Da qui l’augurio che “ognuno di noi, contemplando il Bambino nato all’interno della grotta di Betlemme, possa diventare testimone della vita, costruttore di pace, organizzatore di speranza, perché dentro tutte le tracce di oscurità e di morte che ci sono nella storia, per la nostra testimonianza e per il nostro impegno credente, possa brillare una luce. Come spero che una luce possa brillare nelle famiglie della nostra Diocesi colpite da questa tragedia: che il Signore possa illuminare la vita, consolare il dolore e aprire alla speranza loro e anche nostra”. “Come ogni anno – ha affermato il Vescovo – voglio rivolgere a voi un augurio per questa notte di Natale, per questo periodo che apre una nuova dimensione del tempo. Intanto perché il nostro tempo viene abitato dalla eternità di Dio. E questo è un primo dato paradossale: difficile da percepire per noi uomini come la nostra fragilità possa essere visitata e abitata stabilmente dalla potenza dell’onnipotente. Ma si apre anche un’altra dimensione del tempo perché oggi con l’apertura della Porta Santa a Roma è iniziato l’anno Santo per questo prossimo, ormai, 2025. E l’anno Santo, anche in questo caso, esprime un paradosso perché Dio misericordioso viene a dire ad ogni creatura, ad ogni suo figlio che la vita anche in questo caso può essere abitata dalla misericordia e dalla tenerezza del Signore. Quando noi diciamo di celebrare il Natale del Signore Gesù, diciamo esattamente questo: che la storia dell’umanità viene inseminata dalla potenza di Dio e questa storia si apre alla vita nuova”. “Celebrare il Natale – ha aggiunto monsignor Parisi – vuol dire fare spazio nella nostra vita, dare la possibilità alla nostra vita di accogliere il Signore che libera l’uomo dal giogo della schiavitù. Le sbarre che erano sulle spalle sono state definitivamente spezzate. Pensate che immagine: il bastone dell’aguzzino sarà distrutto. Cioè, non ci sarà più un uomo che farà da aguzzino nei confronti degli altri uomini”. Il Vescovo ha poi fatto riferimento al “dramma della guerra che ancora rimane” anche se “con la guerra non vince nessuno ma perdiamo tutti”. Saveria Maria Gigliotti The post “Posto giusto per collocare grotta Betlemme è nelle due famiglie distrutte dal dolore” first appeared on Lamezia Nuova.

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Ragazze morte in incidente stradale; il messaggio del Vescovo

La notizia della tragica morte di Anna e di Maria che ha fatto cadere nello sconforto le loro famiglie e le loro comunità di San Pietro a Maida e di Curinga, ha lasciato attoniti pure tutti noi. In queste ore in cui il mondo intero attende la nascita del Bambino Gesù e l’apertura della Porta Santa che darà l’avvio alle celebrazioni del Giubileo, la Chiesa di Lamezia piange due sue figlie morte prematuramente in un drammatico incidente. A nome mio e della Chiesa lametina, esprimo vicinanza e preghiera alle loro famiglie dilaniate da un dolore immenso che è entrato prepotentemente nelle loro vite. Stanotte celebreremo l’Incarnazione del Figlio di Dio che “si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori (Isaia 53,4)” ed in questa notte il nostro pensiero e le nostre preghiere andranno a loro, ai loro cari, ai loro amici, ai loro affetti, come pure alle famiglie degli altri tre ragazzi rimasti feriti. Siamo certi: il Signore “asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non vi sarà più morte, né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate (Apocalisse 21,4)”. Intanto, purtroppo, si continua a morire. La nascita del Salvatore ci dice che la nostra fragilità e la nostra caducità sono abitate dal Figlio di Dio che ha attraversato l’umano soffrire e che, se ancora la morte sembra spavaldamente vincere, la fede ci fa sperimentare – proprio nel baratro del dolore – la presenza e la vicinanza del nostro Redentore. Lo sussurro con tenerezza e convinzione e nel rispetto del grande dolore: la fede può offrirci occhi rinnovati per contemplare con lo sguardo di Dio la triste realtà che, senza umanamente poterla comprendere, a noi si impone e particolarmente oggi ci invita a riflettere sul bene della vita e sul bisogno della sua custodia e della sua cura. +Serafino Parisi, Vescovo The post Ragazze morte in incidente stradale; il messaggio del Vescovo first appeared on Lamezia Nuova.

In primo piano, Vita Diocesana

Forum Dottrina Sociale, Truffelli: “La politica è progetto di futuro”

Un excursus sulle cause della disaffezione e dell’allontanamento dai cittadini dalla politica, crisi “che non è qualcosa di oggi o di ieri ma ci accompagna già dai primi anni dopo l’Unità d’Italia”, ad alcune piste per superarla e arrivare a una partecipazione contraddista da un rinnovato senso di responsabilità e corresponsabilità. Questo, in sintesi, il percorso tracciato da Matteo Truffelli, protagonista dell’appuntamento conclusivo del forum di Dottrina Sociale della Chiesa sulla Pòlis promosso dalla diocesi di Lamezia Terme. Se il disinteresse e, a volte, il disprezzo verso la politica e chi fa politica è un tratto comune a tutte le fasi storiche, per il docente universitario “oggi il distacco si è acutizzato, un distacco che produce astensione dal voto e “volatilità elettorale”, cioè un voto non ideologico ma che valuta e sceglie di volta in volta: questo ci segnala un modo di pensare la politica che ha a che fare con il contingente, non con un’idea o una visione del mondo”. Ne consegue, dunque, “una politica che punta all’immediatezza, di “piccolo cabotaggio”, che punta a occuparsi delle cose più semplici e non a progettare il futuro. Una politica che amplifica la personalizzazione e la fidelizzazione personale,  che usa gli strumenti mediatici non per argomentare ma per alimentare le contrapposizioni”. Una politica – ha proseguito Truffelli – “che non educa i cittadini ai tempi lunghi, alle regole e ai controlli che contraddistinguono la democrazia”. Il docente individua un nodo fondamentale della crisi della partecipazione  nella “concezione dell’uso della politica finalizzata al proprio interesse: ci si interessa della politica solo quando vengono toccati i propri interessi particolari. Ma la politica non è mai particolare, ma sempre generale. E l’interesse generale non è la somma degli interessi particolari; è nella prospettiva dell’interesse generale che vengono accolti anche gli interessi particolari e non viceversa. La politica non è amministrazione di affari correnti, ma è costruzione di un progetto di futuro e l’interesse generale si costruisce in comune”. Da qui le proposte costruttive dell’ex presidente nazionale di Azione Cattolica per “far emergere una politica che abbia questi fini e questi modi coerenti con quelle che sono le caratteristiche della democrazia e politici che abbiano la consapevolezza della politica come servizio. Dico “emergere” perché sono convinto che esistono già tanti politici che si occupano della cosa pubblica con spirito di gratuità e passione per il bene comune. Come cittadini e come comunità cristiana, dobbiamo essere i primi a dire alla politica di occuparsi dell’interesse generale, di unire e non di dividere, di cercare terreni comuni al posto di quelli della divisione e della contrapposizione, di lavorare per formare i credenti a questo tipo di politica”.  E proprio sulla questione della formazione, Truffelli sottolinea l’importanza per la comunità cristiana “di formare le persone al senso della responsabilità e della corresponsabilità lì dove le persone operano, sul territorio.  Si impara a fare politica praticandola, la formazione teorica è importante ma molto più importante è l’impegno sul territorio ispirato ai valori della gratuità e del bene comune. Le persone impegnate in politica non vanno “esiliate” dalla comunità ecclesiale, ma accompagnate e custodite”. “I nostri percorsi formativi – ha concluso il docente – a partire dal catechismo devono formare a una fede incarnata nella storia. Educare i nostri giovani al senso di responsabilità verso l’altro che mi sta accanto, verso il proprio quartiere, verso la comunità”. Ad introdurre il relatore, il vescovo mons. Serafino Parisi che, nel ringraziare i cittadini e gli amministratori di diversi Comuni del comprensorio che hanno partecipato,  ha ribadito lo spirito dell’iniziativa, portata avanti dall’équipe guidata dal vicario episcopale per la pastorale don Leonardo Diaco, che manifesta “il nostro interessarci alla realtà come comunità cristiana alla luce del principio dell’Incarnazione, il nostro esserci nel mondo e nella storia per dare il nostro contributo”. Salvatore D’Elia The post Forum Dottrina Sociale, Truffelli: “La politica è progetto di futuro” first appeared on Lamezia Nuova.

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